"Un cuore grande", scopriamo insieme 'Ama Aquilone Onlus"

Prosegue il progetto “Un cuore grande”, ideato dal nostro portale e realizzato grazie alla collaborazione della Fondazione Carisap. Abbiamo intervistato quest’oggi Alessandra Morelli dell’Ufficio Comunicazione e Sviluppo della Cooperativa Sociale Onlus Ama Aquilone.

Quali servizi la Vostra Cooperativa garantisce?

“La Cooperativa Sociale Onlus Ama Aquilone è impegnata da oltre trent’anni sul fronte delle marginalità.   Dalla spinta solidaristica di un gruppo di volontari, oggi la Cooperativa gestisce nel Piceno cinque strutture residenziali, che accolgono tossicodipendenti, ma anche soggetti in comorbilità psichica e minori in difficoltà, un centro diurno e Rien ne va plus, l’ambulatorio GAP che fornisce supporto alle persone con dipendenza da gioco d’azzardo patologico ed alle loro famiglie. Ama Aquilone si occupa di Agricoltura Biosociale con la Fattoria Ama Terra, uno strumento di ergoterapia, nato dal desiderio di sensibilizzare gli ospiti delle Comunità sul benessere di un’alimentazione biologica, che, alla realizzazione di prodotti a marchio presenti all’interno delle più prestigiose manifestazioni di settore nazionali, alterna corsi professionalizzanti per persone considerate a basso  livello contrattuale.  La Cooperativa si occupa di inclusione socio-lavorativa attraverso un Servizio accreditato per il lavoro, Ama Lavoro, ed una Cooperativa di tipo B, Officina 1981, e di Alta Formazione, con un’Agenzia accreditata, La scuola Ama, che si avvale del contributo di alcune tra le realtà didattiche più autorevoli del nostro Paese. Ama Aquilone porta avanti anche progetti culturali, come Ama Festival, evento che ogni anno apre le porte della Comunità all’esterno per riflettere su temi di interesse collettivo con incontri, dibattiti, spettacoli teatrali, concerti e tanto altro, ed Itaca, un magazine free press che racconta il non profit, la sostenibilità ed i comportamenti responsabili”.

Quante persone gestite?

“Nelle sue strutture residenziali la Cooperativa Ama Aquilone gestisce duecento persone. Ogni “Casa” accoglie fragilità differenti, dalle mamme tossicodipendenti con figli ai minori stranieri non accompagnati, e risponde all’unicità degli ospiti offrendo un ambiente coerente, nei contenuti e nell’estetica, con la loro condizione e con il cammino che dovranno intraprendere. Molte delle Comunità sono immerse nella natura, un ambiente evocativo che ci aiuta ad alimentare l’unica vision che ci appartiene, in cui il rigore a volte sterile del metodo cede il passo ad un incontro più autentico, che contempla il valore della bellezza, della spiritualità, dell’accoglienza e soprattutto della dignità umana, al di là di ogni pre-giudizio.

 Quali sono i problemi che vi trovate ad affrontare?

“Sono tante le necessità concrete che ogni realtà del sociale si trova ad affrontare, per garantire servizi durevoli e stabili, ma uno degli aspetti più delicati restano le scelte che ogni giorno siamo chiamati a fare e che riguardano il cammino degli ospiti delle nostre Comunità. La presa in carico di una persona con dipendenze patologiche ci mette di fronte ad interrogativi che interpellano i nostri valori personali, il nostro senso di giustizia e soprattutto la suadente illusione di sentirci degli onnipotenti salvatori. Noi non salviamo esseri umani, ma possiamo accompagnarli per un tratto di strada. Nessun sentimento, che sia rabbia o compassione, deve allontanarci dal senso del reale.

 Quanto è importante l’aspetto psicologico nel recupero delle persone tossicodipendenti?

“La dipendenza patologica da sostanza richiede uno sforzo terapeutico graduale e paziente, fatto di piccoli progressi. Accogliere i propri mostri è una battaglia difficile da combattere. Cerchiamo di scardinare quel modello che obbliga ad essere sempre vincitori, sovvertendolo con un’“invincibilità” che consiste nel cadere e nel rialzarsi. Nelle nostre Comunità non adottiamo metodi coercitivi e, per quanto questo possa rappresentare un dolore o una sconfitta, gli ospiti sanno che possono decidere di andarsene in qualsiasi momento. Non ci sono porte né cancelli. Anche attraverso questo manifestiamo il nostro profondo rispetto per la dignità umana e per le sue “ombre”.

 Quali obiettivi vi prefiggete da qui in avanti?

“Operare per il sociale significa essere in ascolto dei bisogni, agire in maniera innovativa e sostenibile, contribuire ad un dialogo tra tutti i soggetti del Terzo Settore. Cerchiamo di rinnovare ogni giorno questa “missione”, che vogliamo declinare in maniera sempre più propositiva.  Stiamo dando maggior spazio a progetti che sostengano i giovani, così spietatamente esclusi dal mondo del lavoro. I loro sogni sono una risorsa irrinunciabile per il nostro Paese”.

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