Un agricoltore dice la sua sull’oliva tenera ascolana
Le considerazioni dell’agronomo Ugo Marcelli, sul tema dell’oliva tenera ascolana.
Sono giorni che leggo sui giornali locali articoli riguardanti l’oliva tenera ascolana che prendono in considerazione molti suoi aspetti, manca però la voce di chi, ogni giorno, cura la coltivazione di questa varietà di olivo ed io, come agricoltore, sento il dovere di condividere il mio punto di vista.
Conduco un’azienda di 10 ettari di terreno nel territorio piceno con 2 ettari coltivati a tenera ascolana. Le olive prodotte in parte vengono deamarizzate per la preparazione delle olive ripiene, in parte utilizzate per l’estrazione dell’olio extra vergine.
Le condizioni in cui mi trovo oggi ad operare sono molto cambiate rispetto a quelle di alcuni anni fa in quanto è stato istituito il Consorzio dell’Oliva Tenera Ascolana del Piceno DOP al quale io sono iscritto.
Il Consorzio tutela e promuove questo prodotto, fiore all’occhiello del nostro territorio. Da quando attuo tutta la filiera della oliva tenera ascolana, il bilancio del comparto delle olive nella mia azienda è cambiato di molto e in positivo.
Vi faccio l’esempio di un agricoltore che produce olive ascolane da destinare alla deamarizzazione.
In un ettaro di tenera ascolana impiantata con i sesti 6 x 6 ci sono 275 piante di cui 250 in produzione, se si escludono le 25 piante impollinatrici.
– Considerando una media di produzione aziendale a pianta di circa 10 kg di olive adatte alla farcitura, come indicato dal Disciplinare della DOP,
– considerando che le olive vengono vendute circa a 3,50 euro al kg,
si riesce a ricavare ad ettaro una produzione lorda vendibile di
8.750 euro (250 piante x 10 kg x 3,50 euro).
Bisogna poi considerare un altro aspetto, quello delle olive di tenera che per le loro dimensioni non sono adatte a essere deamarizzate e farcite, per cui sono destinate a produrre l’olio extra vergine di oliva.
È importante ricordare che da poco tempo nella Regione Marche si è costituito un Consorzio IGP Marche-Olio e uno dei prodotti inseriti è il mono varietale di tenera ascolana.
Quindi, considerando la produzione di olio extra vergine di tenera ascolana, olio di qualità organolettiche e nutrizionali eccellenti, alla PLV delle olive destinate alla produzione della oliva DOP si deve aggiungere il contributo dell’olio; si arriva così ad una produzione lorda vendibile all’incirca di 11.000 euro ad ettaro.
Due sono le mie considerazioni:
1- l’oliva tenera garantisce nella media collina marchigiana un reddito soddisfacente, di gran lunga superiore ad altre colture,
2- l’oliva tenera si fregia di un doppio riconoscimento: un marchio DOP per le olive ripiene e uno IGP per l’olio extravergine di oliva, garanzie di una tracciabilità che è garanzia sia per i produttori, sia per i consumatori.
Come agricoltore ho trovato impropri gli attacchi fatti al Consorzio della DOP da parte degli industriali che invece dovrebbero riflettere su questo aspetto:
si lamentano giustamente dei prodotti italiani copiati nel mondo che vanno a penalizzare le nostre produzioni nazionali. Allora le olive ripiene realizzate con le olive spagnole o greche fatte passare per tipiche ascolane cosa sono?
Allora io sottolineo ancora una volta l’importanza della tutela e della valorizzazione di questo nostro prezioso gioiello: l’Oliva Tenera Ascolana del Piceno DOP
Solo con le azioni esercitate dal Consorzio, gli agricoltori possono salvare il loro reddito, evitare l’abbondono delle campagne, dare ai giovani un’opportunità per rimanere ancorati al territorio.
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