Torna la musica popolare “nostrana” alle tradizionali feste di Sant’Emidio

Per il secondo anno consecutivo torna la musica popolare “nostrana” alle tradizionali feste di Sant’Emidio. Organetti e tamburelli con ballerini di saltarello torneranno ad animare le vie del centro storico ascolano la sera del 4 agosto. Nella nostra tradizione, la musica e la danza popolare sancivano momenti di festa e di unione, accompagnavano gli eventi più importanti della comunità, le feste di paese ed i festeggiamenti più solenni dedicati al culto religioso. Rappresentavano un’occasione di aggregazione e condivisione dal forte valore simbolico e identitario e rendevano la festa unica e caratteristica .

Si tratta dunque tradizioni antichissime che affondano le radici in un passato assai remoto; riporto ad esempio, come testimonianza, l’indagine voluta nel 1841 dallo Stato Pontificio che ci testimonia fedelmente gli usi popolari presenti nei vari comuni del Piceno e della Delegazione di Ascoli: COMUNE DI ASCOLI PICENO – … nella ricorrenza della festività di S. Emidio Protettore di questa Città vengono contadini suonando diversi strumenti, e ballando e cantando per le piazze e le strade …”.

Testimoni e cronisti fedeli di queste tradizioni furono anche Alighiero Castelli (1896) e Carlo Lozzi (1904). Presento solo un breve stralcio da “Vita Popolare Marchigiana” di Alighiero Castelli del 1896: “LE FESTE DI SANT’EMIDIO – Poche feste religiose, crediamo, sono storicamente interessanti come quelle che si celebrano il 5 Agosto di ogni anno in Ascoli in onore del suo patrono S. Emidio, poiché esse ci rispecchiano molti caratteri della vita popolare, speciali a ciascuna epoca che hanno attraversato nel corso di più secoli … E la nota rumorosa, lieta, veniva loro dal popolo e specialmente dai campagnuoli, i quali diedero alla festa un carattere quasi villereccio. Dai colli e dai paesi vicini scendevano essi a frotte in città e vi portavano la poesia schietta della campagna e la fede dei loro animi semplici … Venivano la sera della vigilia, a piedi o sui carri tirati da somarelli: le spose erano vestite di gala, col petto carico di coralli, coi larghi cerchioni d’oro pendenti dagli orecchi, e le ragazze con il giubbetto corto e i fazzoletti a colori smaglianti sul capo … Entravano così in città in comitive, precedute ognuna da due o tre suonatori i quali aprivano il corteo suonando rustiche marce su i loro strumenti a corda …  In mezzo a questo frastuono i contadini incominciavano le “serenate”, perché essi in quella sera tenevano molto a questa usanza che è così comune nelle nostre campagne. Allora, tra un circolo di curiosi, si vedevano coppie di fidanzati piantati dinanzi ad un gruppo di suonatori che segavano disperatamente, senza un istante di riposo, i loro strumenti di legno, accompagnando la cantatrice, la quale, rossa in faccia, grondante di sudore, agitando in aria un mazzo di basilico che ogni tanto, coi gesti più ridicoli e più buffoneschi, cacciava sotto il naso della ragazza a cui la serenata era diretta, cantava, cantava, e il canto sgorgava in forma di “stornelli” …”.

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