Spunta D’Annunzio in Piazza del Popolo, CasaPound ricorda il Natale di Sangue: “Loro non sono rimasti a casa”
ASCOLI – Un Gabriele D’Annunzio a grandezza naturale accompagnato dalla scritta “Disobbedisco!”. L’installazione ha fatto capolino in Piazza del Popolo, ad Ascoli Piceno e in decine di piazze italiane da Nord a Sud isole comprese. E’ il modo con cui CPI ha voluto ricordare il Natale di Sangue a cento anni dall’evento che segnò il termine dell’Impresa di Fiume.
“Cento anni fa il Natale di Sangue suggellava l’impresa fiumana. Dopo quindici mesi di occupazione e quattro mesi di reggenza indipendente, i volontari guidati da D’Annunzio si arrendevano solo ai bombardamenti ordinati dal governo Giolitti, non senza aver opposto l’ultima resistenza e offerto l’estremo sacrificio. Da una parte il sangue di chi aveva dato tutto per l’Italia, dall’altra un governo di burocrati troppo impegnati a salvare le proprie poltrone e a non irritare le potenze straniere per cui serbavano un codardo complesso di inferiorità”.
Un monito ancora valido, soprattutto nell’epoca in cui il valore supremo è la conservazione della salute ad ogni costo. I legionari fiumani “non sono rimasti a casa”, mettendo in gioco le proprie vite per l’Italia e la libertà. “Cento anni fa i legionari ci ricordavano ancora una volta, proseguendo l’esempio dei “ragazzi del ‘99”, che ci sono principi più alti e più importanti della vita, che la vita stessa può e deve essere messa in gioco per difendere la propria Nazione, per il proprio popolo, per incarnare e rendere viva un’Idea. Ci ricordavano che l’azione e l’esempio hanno sempre ragione, perché la loro azione corsara, anche se finita nel sangue, avrebbe comunque mosso i motori della storia per ridare all’Italia ciò che si era meritata dopo sessanta anni di lotte risorgimentali. Cento anni fa, di fronte a un governo pusillanime che ordinava loro di rimanere a casa e di accettare la sconfitta, di subire passivamente i soprusi e di rinunciare a qualunque afflato eroico risposero: Disobbedisco!”.
“Cento anni dopo gli stessi legionari ci vedrebbero costretti a casa, impauriti, codardi, propensi alla delazione del vicino e pronti ad accettare qualunque sopruso da parte burocrati e faccendieri solo per la paura dell’idea della morte. Potrebbero pensare che il loro sangue, così come quello di chi li ha preceduti, quel sangue che ha scritto la storia e i confini dell’Italia, è stato versato inutilmente. Che finiranno dimenticati e che la genia di quei burocrati che hanno anteposto le loro paure e la loro poltrona al bene della Nazione, alla fine, ha vinto. Oppure potrebbero pensare che proprio in momenti come questo il loro esempio dev’essere il faro per farci rinascere. Per guidare chiunque voglia risollevare le sorti di questa nazione. Per essere al fianco di tutti quegli Italiani che non si arrendono”.
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