Sisma, Nadia riapre l’agriturismo. Una storia di perseveranza, solidarietà e famiglia


MONTEMONACO − Incastonato come un diamante tra le nostre montagne, c’è un agriturismo che, come tanti altri edifici, ha risentito degli eventi tellurici del 2016. Arriva la certificazione “E”, l’attività non può proseguire. Inizia un periodo di smarrimento per una famiglia da sempre legata a quel posto. La settimana scorsa vi è stata la riapertura al pubblico. Nel mezzo tanta solidarietà e determinazione, questi gli unici ingredienti che hanno permesso la ripartenza.

«Questo casolare − ci racconta Nadia Buratti, titolare de “Le Castellare” − apparteneva ai miei nonni. Qui ho sempre vissuto. Un posto che non sarà mai scontato, dal quale ho sempre fatto fatica a separarmi. Il sisma ci ha impedito di proseguire la nostra attività. Sono arrivati i tecnici e ci hanno dato l’indice di inagibilità massimo. Da quel momento abbiamo vissuto un forte senso di smarrimento. Cosa fare? Restare? Seguire tanti dei miei conterranei verso la costa? I miei sono troppo legati a quella costruzione, hanno scelto di restare, poi ti dirò anche perché. Il mio lavoro, negli anni, mi ha permesso di entrare in contatto con tanti clienti stranieri, sono arrivati tanti gesti di solidarietà dall’Inghilterra, da San Francisco, dal Belgio… Tante persone che abbiamo avuto il piacere di ospitare ci sono state vicino. Cosi abbiamo ripreso ad inseguire questa riapertura. Abbiamo anche avuto dei soldi dallo Stato con una sovvenzione, ma dovevamo far sempre fronte a delle scartoffie da vergare. La scorsa estate è iniziato il nostro cantiere, visto che dovevamo rimetter mano alla struttura, abbiamo cercato di migliorare la nostra offerta. Ad inizio luglio i lavori sono finiti, ma non siamo riusciti ad accogliere clienti per lungaggini − sempre loro − burocratiche. Abbiamo perso la possibilità di essere un punto di ricettività in questa strana estate post lock down, stagione che ha visto un vero e proprio boom di turisti in montagna. La settimana scorsa abbiamo (finalmente) avuto tutte le autorizzazioni − c’è stato anche un passaggio di titolarità da mamma a me − necessarie e siamo pronti ad accogliere turisti.»

Ma perché questo legame così forte con questa struttura?

«C’è anche − prosegue Buratti − un altro motivo per cui teniamo così tanto a questo posto. Torniamo indietro nel tempo, al secondo conflitto mondiale. A Sforzacosta c’era un campo di prigionia, quattro soldati inglesi fuggirono. Per una settimana camminarono di notte ed arrivarono in queste montagne. Incontrarono un fienile, si nascosero lì. Non avevano davvero nulla. Gli abitanti della zona si resero conto della loro presenza ed iniziarono a portar loro abiti e cibo. Mio nonno ai tempi era un punto di riferimento per la comunità, decise che (chi poteva e voleva) doveva prendere un soldato ed ospitarlo in casa propria. Lo fecero a loro rischio e pericolo, in quelle zone transitavano molti tedeschi. Eric Batteson − questo il suo nome − venne a vivere dai miei nonni. Collaborò nelle faccende domestiche ed imparò alcune parole della nostra lingua. Restarono per alcuni mesi, poi decisero di ripartire e spingersi verso la costa. Lì furono catturati di nuovo. Eric venne condotto ad Hannover, in un altro campo di reclusione. La guerra finì e tornò a trovarci. Da lì è iniziato un legame che lo ha portato soggiornare spesso a Montemonaco, almeno finché ha potuto farlo. Ogni volta giungeva con qualche familiare. Oggi ha centouno anni. Manteniamo un contatto costante con le sue figlie. Posso dire che fanno parte della mia famiglia, come io della loro. L’ultima volta che è stato qui lo abbiamo intervistato e ripreso − il video verrà inserito al termine dell’articolo, ndr −, il filmato è disponibile alla “Casa della Memoria” di Servigliano.»

Cosa avete in serbo per questa nuova (ri)apertura?

«Continueremo a mettere al centro le montagne, le nostre montagne. Io ne sono profondamente innamorata. Adoro fare escursioni. Stiamo organizzando un evento con “Discover Sibillini” per il prossimo 2 Ottobre. Uniremo il tour dei blogger e giornalisti “#Instatrekkingsibillini” con questa iniziativa di Lorenzo. Lui ha contattato un ragazzo − “Sibilo”− che suona musica elettronica a tema montano. Faremo questo aperitivo chill−out al tramonto, con le nostre catene montuose a fare da cornice. Naturalmente sono pronta ad accogliere tutto il ritorno dei miei turisti stranieri e non. Non vedo l’ora di ricominciare a pieno regime!»

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