Sisma, il Vescovo D’Ercole: “Proseguire il faticoso cammino della speranza”
ASCOLI – Il Vescovo di Ascoli Giovanni D’Ercole ricorda gli eventi sismici del 24 agosto che sconvolsero il territorio.
“Basta che un uomo sogni, perché un’intera razza profumi di farfalle. Basta che solo uno sussurri di aver visto l’arcobaleno di notte, perché perfino il fango abbia gli occhi rilucenti”. In occasione del quarto anniversario del sisma che ha dilaniato queste nostre terre, ha falciato vite umane, ha seminato sofferenza, disagi e ha tentato di spegnere la speranza e togliere il sorriso dai nostri volti, mi sono tornati alla memoria questi versi dello scrittore peruviano Manuel Scorza Torres per sollecitare tutti a tornare a sognare insieme la speranza. Passa il tempo e tutto sembra restare come quella notte: le macerie, le case da ricostruire, le chiese da rivedere risorgere, il lavoro che fa fatica a crescere, la gente che continua ad andarsene o a morire. Tante problematiche ancora forti e preoccupanti che si sommano alla pandemia del Covid 19. Tutto sembrerebbe farci scoraggiare e invece dobbiamo continuare a sperare” dice D’Ercole.
“Faremo una celebrazione eucaristica in ricordo e suffragio dei defunti in quella tragedia e per le famiglie colpite dagli effetti del sisma. Animati dalla fiducia in Dio che mai deve spegnersi, sogniamo ad occhi aperti. Dobbiamo rimanere sempre desti e non lasciare che il buio ci addormenti nel sonno della paura, dello scoraggiamento e dello smarrimento. Sognare la speranza è l’invito che ci viene da tante parti e, se anche con il passare del tempo diminuisce l’attenzione e la solidarietà, dobbiamo proseguire il cammino faticoso della speranza insieme ai parenti delle vittime del sisma, agli abitanti che qui vivono ogni giorno, agli amici e a quanti con noi continuano a camminare insieme, sorretti dalla certezza che il Signore non abbandona chi in lui si rifugia”.
“Solo così possiamo essere in grado di sognare insieme un futuro migliore per tutti, per Arquata e gli altri Comuni lesionati dalle scosse del terremoto. Il sogno non si riduce a calcolo, analisi, ragionamento; ha qualcosa che eccede rispetto a ciò che si vede e che esiste. La storia la riscrivono dopo le tragedie le persone che non cedono alla tentazione del sonno dell’indifferenza e del qualunquismo. Ricordate il celebre invito di Martin Luther King che iniziava proprio con queste parole: “io ho un sogno”! Io ho un sogno oggi, precisava e lo ha ripetuto in diverse occasioni: il sogno della libertà e della fraternità fra tutti gli uomini, il suo è un sogno che possiamo fare nostro: il sogno d’un benessere condiviso che nasce dall’impegno a dare più importanza all’altro che a se stessi; il sogno dell’onestà, della competenza e della responsabilità, tutte indispensabili per dar vita a un futuro che non sarà più come il passato, ma porta con se l’esperienza del passato, la ferita del terremoto e la visione condivisa d’uno sviluppo solidale, in cui tutti si sentano protagonisti, specialmente i giovani” conclude
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