Entro gennaio l’avvio clinico della nuova risonanza magnetica dell’ospedale di San Benedetto
Sanità, Falco e Baiocchi al PD: «Siamo a servizio dei cittadini, non di singoli candidati»
SAN BENEDETTO DEL TRONTO − Non si è fatta attendere la replica da parte del comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”. I due esponenti principali hanno rigettato le accuse di politicizzazione della loro opera, rimarcando che la loro opera sia al servizio solamente dei cittadini. Anzi, gli stessi mettono in guardia i singoli candidati: «Nessuno potrà appropriarsi quindi della battaglia del Comitato». Riportiamo la risposta all’attacco del commissario del circolo Nord del PD, Alessandro Marini e la loro argomentazione sulle ultime tesi sostenute riguardo la sanità.
«Poiché da alcune parti politiche − ribattono Falco e Baiocchi− si sta cercando di travisare, per bassi fini elettorali, l’impegno del Comitato a parlare con tutte le forze politiche e poiché sembra che la forma sia molto più importante della sostanza (come purtroppo quasi sempre accade), il Comitato comunica che parteciperà a tutti i futuri convegni politici sulla sanità, purché ci sia un formale e pubblico invito del partito interessato e non sia inserito nel contesto promozionale di un singolo candidato. In tal modo tutti potranno constatare quali politici avranno il coraggio , l’obiettività e la pulizia mentale di dialogare con noi, invece di nascondersi dietro pretestuosi attacchi sulla presunta natura politicizzata del nostro operato. Siamo al servizio dei cittadini, e di chi vuole seriamente revisionare l’attuale assetto sanitario palesemente fallimentare ed inefficiente. Nessuno potrà appropriarsi quindi della battaglia del Comitato per portare avanti posizioni individuali.»
Riguardo alle ipotesi circolate sugli ospedali
Prima tesi:
“Un ospedale unico è migliore di due ospedali che sarebbero comunque dimezzati”.
Non è di questo avviso la Regione, quando opera fuori dai confini del Piceno. Il 27/10/2017 in un comunicato stampa sul nuovo ospedale baricentrico di Macerata si legge: «Il riassetto complessivo della sanità per acuti dell’Area vasta 3 prevede la permanenza di San Severino, Camerino per la montagna, di Civitanova Marche per la costa, con il mantenimento del pronto soccorso e livelli essenziali.
Siamo perfettamente dentro le linee del Dm 70 del 2015. Avremo anche l’elisoccorso, con investimenti per la realizzazione delle piazzole di atterraggio, così da portare capillare assistenza d’urgenza in ogni parte del territorio. Senza necessariamente dover arrivare a Torrette. Civitanova sarà presidio ospedaliero di base a tutti gli effetti, con servizi di emergenza stabilizzazione, centralizzazione, residenza sanitaria assistenziale, pronto soccorso con medicina e chirurgia d’urgenza H24, diagnostica di primo livello per immagini, prestazioni di specialistica ambulatoriale, compresa la chirurgia ambulatoriale e il daysurgey, diagnostica di laboratorio”. Meno di un anno dopo Ascoli e San Benedetto venivano etichettati come “presidi territoriali” perché “l’acuzie si farà solo a Pagliare”.
Seconda tesi:
“Due ospedali di primo livello sono infatti impossibili […] opinione di medici, della regione, della nostra nazione”.
Il 5/2/20 è stato pubblicato il nuovo piano sanitario regionale. A pagina 55 leggiamo: «… individuato come presidio di I livello il Presidio Ospedaliero Unico AV2 di Jesi – Senigallia – Fabriano, inteso nella sua articolazione dei tre ospedali (Fabriano, Jesi, Senigallia». Ricordiamo ancora una volta che dal dicembre 2015 nell’AV5 esiste il Presidio Ospedaliero Unico AV5 di primo livello articolato su due ospedali. Ancora nessuno ha spiegato quale sia il motivo scientifico per cui nella provincia di Ascoli non è fattibile quello che si può fare nelle altre provincie (Ancona e Macerata).
Nella vicina Umbria (la nostra nazione), la ASL 1 ha SETTE strutture ospedaliere, così come ne ha SETTE la ASL 2. Inoltre ci sono il Policlinico di Perugia (equivalente a Torrette) e l’Azienda ospedaliera di Terni (simile a Pesaro). Gli abitanti dell’Umbria sono poco più della metà di quelli delle Marche e sino allo scorso autunno il governo regionale era di centrosinistra, come nella nostra regione.
A proposito dell’opinione dei medici, non abbiamo ancora potuto leggere, sia nell’AV2 che nell’AV3, commenti di specialisti che si siano lamentati del mantenimento dei vari ospedali. Piuttosto abbiamo letto di continue lagnanze verso l’ASUR sulle carenze di personale e di attrezzature necessarie.
Terza tesi:
“… entrambe le località più importanti del Piceno e il loro circondario potrebbero fare la metà dei chilometri [15 km] ove trovare tutti i reparti utili per la sua salute”.
Jesi – Torrette 19 km; Senigallia – Torrette 22 km. Ma entrambi gli ospedali restano e Torrette ha certamente molti più reparti del futuro nosocomio di Pagliare. Non capiamo quale sia la differenza tra 15 e 20 km, ma forse ci sono sfuggiti degli studi medici che spiegano come 4 km in più siano a noi irrimediabilmente pregiudizievoli. Poveri abitanti di Grottammare!
Infine ci piace ricordare che gli stessi che oggi sostengono le tre tesi riportate, nell’aprile 2017 scrivevano che «nella provincia meridionale [c’è] un nosocomio ogni 105 mila abitanti, a Fermo ogni 44 mila, a Macerata ogni 40 mila, ad Ancona ogni 53 mila, a Pesaro ogni 45 mila. E il Presidente regionale ha il coraggio di dichiarare che tra Ascoli e San Benedetto ve ne è uno “primario” di troppo». È vero che qualche piccolo ospedale non c’è più ma resta chiaramente una non giustificata differenza tra il Piceno e il resto della regione.
Manca purtroppo la quarta tesi, ma proviamo ad aggiungerla noi: “il costo complessivo del nuovo ospedale, di circa un miliardo di euro come sostenuto anche dai sindacati confederali, sarà finanziariamente conveniente e produrrà notevoli vantaggi economici, soprattutto se saranno utilizzati tutti i 37 ettari previsti”.
Questa tesi, espressa in questi termini appare assolutamente corretta.»
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