Ricostruzione post-sisma, Acquaroli: “Ora prende spazio la preoccupazione”
Rispetto “all’ottimismo” che aleggiava nell’autunno 2021, per quanto riguarda la ricostruzione post-sisma ora “prende spazio un po’ la preoccupazione”. A sottolinearlo in un lungo post su Facebook il presidente della Regione Marche che dà conto, “come avviene sistematicamente e periodicamente” di un ennesimo “punto sulla ricostruzione con l’assessore delegato Guido Castelli”.
La Regione, ricorda, “ha riorganizzato profondamente l’Usr (Ufficio speciale per la ricostruzione) e, prima con l’Ing. Babini e ora con l’Ing. Trovarelli, ha sviluppato un indirizzo ispirato a concretezza e flessibilità. Nonostante questa ‘svolta’ rispetto alla precedente gestione, riconosciuta da tecnici e amministratori locali, – lamenta Acquaroli – tanti sono i fattori esterni che stanno incidendo sulla ricostruzione. Molte vicende sono tuttora aperte e le soluzioni devono essere trovate con un coinvolgimento pieno delle regioni nelle scelte qualificanti. Al riguardo, al contrario, specie per quanto attiene l’aspetto della rigenerazione economica del cratere (FCS Sisma – Misura B), si registra una tendenza centralistica che tende a una marcata marginalizzazione delle Regioni”.
“Dopo l’ordinanza 126 sul prezziario (alla cui declinazione finale ha contribuito fortemente la regione Marche) – osserva il presidente della Regione Marche – occorre assicurare un monitoraggio costante e continuo dei prezzi delle materie prime perché, con lo scenario attuale, potrebbe rendersi necessario un ulteriore aggiornamento. In questo senso, stiamo portando avanti un confronto continuo con le categorie e con i tecnici per comprendere se e quanto sia necessario intervenire di nuovo. Certamente sulla ricostruzione privata incide fortemente anche la scarsità delle imprese, ora maggiormente interessate a lavorare con il Superbonus. Ma rispetto a questo, nulla noi possiamo”.
“A preoccuparmi è anche l’ancora basso numero delle domande per la ricostruzione delle abitazioni presentate. – ammette – Certamente i segnali che arrivano nell’ambito dei servizi scolastici e nell’ambito della ricostruzione pubblica non sono incoraggianti e convincenti nei confronti di chi da ormai sei anni è costretto fuori casa e in sistemazioni di emergenza. Oltretutto non è facile la scelta di restare a vivere in un luogo dove non si riesce a vedere certezza sul futuro e dove il presente è precluso da interi paesi, palazzi, chiese e strade tutte ancora da ricostruire. Questo ritardo nella ricostruzione pubblica – prosegue – incide pesantemente anche su una larga fetta della ricostruzione privata”.
“A mio avviso è altrettanto allarmante il segnale di marginalizzare il ruolo delle Regioni nella rigenerazione economica. – dice ancora Acquaroli – Infatti la competenza sulle politiche economiche è in capo alle Regioni e il fatto che possano essere ‘espropriate’ di questo ruolo rappresenta un notevole passo indietro, perché si rischia di mettere in campo misure che possono non sortire l’effetto sperato. La Regione conosce i territori, le categorie e le esigenze reali, e nessuno più che il livello regionale può coordinare azioni fondamentali per rilanciare queste aree. Siamo i detentori di tutti i piani urbani, infrastrutturali, dei servizi e già coordiniamo le politiche economiche non straordinarie. In una partita così importante come quella della ricostruzione, – conclude – marginalizzare il soggetto principale non ci sembra la scelta più lungimirante”.
“Certamente da settembre 2020 – ricorda il presidente – abbiamo impresso una svolta alla ricostruzione che avevamo trovato dormiente. Altrettanto certamente è stato riconosciuto il merito del Commissario e all’Usr per la loro capacità di saper dirimere questioni importanti. Certamente c’è una forte condivisione fatta costantemente con tutti i soggetti principali, ma il tema che pongo oggi è di natura politica. Se si vuole ricostruire e ripopolare queste aree – chiede Acquaroli – le scelte devono essere oggetto di un precisa programmazione condivisa con le categorie e proiettata nel futuro: certezza sui tempi, sui servizi e sullo sviluppo sarà l’elemento dirimente per tante persone, sulla decisione di restare o di tornare a vivere in questi territori”.
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