Regionali, Benigni attacca Urbinati: «Basta denigrare Ceriscioli e Casini»

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Elezioni regionali alle porte: è lotta fratricida fra Pd e Italia Viva sul candidato. A scendere in campo sono anche i dem locali, che inaspriscono il conflitto contro il capogruppo Iv Fabio Urbinati.

«Nella vita, a causa e per merito dell’educazione ricevuta, si cerca di darsi un comportamento che sia sempre rispettoso degli altri. Anche quando esistono delle differenze che ci dividono da questi – dichiara Claudio Benigni, segretario di circolo sud – E così ho sempre fatto, riuscendoci più o meno bene.

Oggi sento però l’impellenza di dire qualcosa. Non perché esiste un limite a tutto. Ma perché non è possibile tollerare che certi modi di fare passino inosservati e che vengano considerati normali. Mi riferisco all’ex assessore comunale e poi capogruppo Pd in regione, il consigliere Fabio Urbinati.

Facciamo un passo indietro. Per chi non lo ricordasse, a pochi mesi dalla fine del mandato Gaspari, Urbinati uscì dalla giunta e iniziò la sua campagna elettorale per le regionali 2015. Decise di cavalcare con arguzia l’onda del renzismo. Ma sopratutto si dissociò dalla giunta Gaspari (sputando difatti nel piatto dove aveva mangiato e che aveva contributo a renderlo noto). In detta occasione, sempre per quella educazione che uno si porta dietro come virtù e limite allo stesso tempo, non profittai di quella manifestazione poco coerente. Pur sapendo che avrei potuto trarne vantaggio.

E oggi? A distanza di cinque anni, Fabio Urbinati si dimette da capogruppo regionale del Pd ed entra in un nuovo partito. Legittimo. Poi però inizia la sua campagna elettorale, denigrando ogni giorno che passa i suoi ex compagni di partito. In particolare, prende le distanze dal suo ex governatore Luca Ceriscioli.

Ed allora ti chiedi se tutto ciò possa essere considerato normale. Ed allora ti chiedi se i cittadini abbiano ben compreso. Ed allora ti domandi se l’ambizione personale possa sempre giustificare simili atteggiamenti.

Mi dispiace. E pensavo di non doverlo mai fare ma tutto ciò ha un nome e cognome: opportunismo e incoerenza. Fabio Urbinati, che nel suo ruolo apicale di capogruppo Pd (non una cosa qualsiasi) ha votato e fatto votare giustamente tutti gli atti proposti dalla giunta Ceriscioli, oggi dice che Ceriscioli non deve essere ricandidato?
L’ex capogruppo che rivendica il buon governo della regione Marche e quindi di se stesso (non disdegnando la sua ricandidatura), afferma al contrario che Ceriscioli debba farsi da parte?

In altre parole se Urbinati chiede un nuovo presidente per voltare pagina, perché questo discorso non dovrebbe valere anche per i consiglieri, facendosi da parte lui stesso? Questo sì che sarebbe coerente.

Pur non volendo fare l’avvocato di Ceriscioli, ritengo che spetti ai cittadini dire se deve farsi da parte o meno, attraverso delle primarie di coalizione.  Dopodiché comprendo e cerco di comprendere tutte le ragioni che possono aver condotto Urbinati a questa scelta (che di certo ci saranno). Ma non posso capire la pretesa insopportabile di prendersi gioco degli elettori con l’ennesimo gioco di prestigio.

Da quel che leggo sui giornali Renzi avrebbe deciso di correre da solo in quasi tutte le competizioni regionali. Questo potrebbe in parte spiegare le scelte da fedele militante. Di Urbinati, quel che sfugge è invece l’assillo quotidiano di seguire le vicende interne al PD e di attaccarne i suoi rappresentanti.

L’ultimo in ordine di tempo, contro la Casini e sul tema del porto, è davvero risibile.

Visto che nel corso degli ultimi 15 anni lo stesso ha ricoperto ben tre ruoli a partire da quello di assessore comunale al tempo della Giunta Gaspari, passando a quello di responsabile provinciale del Settore Pesca per finire con la funzione di consigliere regionale, in tutta sincerità è davvero poco credibile che oggi decida di puntare il dito contro altri. Potremmo dire, vestendo i panni del Pasqualino Piunti che casca dal pero.

Obiezione legittima: Urbinati dice e fa le stesse identiche cose del suo pigmalione Matteo Renzi. Ed anche questo è vero. Anche se ritengo che l’esponente sambenedettese farebbe bene a preoccuparsi della sua formazione politica.

Dico tutto ciò perché pensando alle prossime amministrative 2021, mi sorge spontanea un’altra domanda. Italia Viva pensa davvero che il modus operandi dei suoi referenziati esponenti possa aiutare il Pd a sedersi ad un tavolo di coalizione, dove è presente Italia Viva, che ogni giorno di più mostra ostilità verso il nostro partito?

Per il bene della città e per la politica è d’obbligo il dialogo e talvolta il compromesso. Ma per favorire tutto ciò è urgente e fondamentale cambiare percorso».

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