REDAZIONALE – Il Carnevale di Ascoli, sorrisi, libertà, divertimento e tradizione

Una volta, una sola volta all’anno, è possibile vedere Ascoli senza la maschera. Senza il volto pensieroso e serio della quotidianità in una città che si dibatte tra i problemi di tutti i giorni che si rincorrono. È il momento del Carnevale, del sorriso in libertà, della satira che punge, sottobraccio col vernacolo, e che si sposa con quell’autoironia inconfondibile dell’ascolano che, almeno per qualche giorno, lascia da parte invidia e rancore.

Un concorso mascherato con centinaia di iscritti che si affianca anche agli aspetti più tradizionali come la gara di Ramazza, la Raviolata e, ancora, il saluto di Re Carnevale cui vengono consegnate le chiavi, per una settimana, dal sindaco della città. E poi l’approccio satirico unico nel suo genere, con grande spazio alla spontaneità e all’improvvisazione, sull’attualità, sui principali temi locali e nazionali che tanto fanno discutere e, almeno in questo caso, ridere a crepapelle

Il presidente del Carnevale di Ascoli Marco Olori spiega che “Il nostro è il Carnevale tra i più antichi. Abbiamo trovato documenti risalenti al 29 gennaio 1229. Già lì era la certificazione di un Carnevale esistente, siamo tra i più antichi. L’aspetto più importante è vivere il Carnevale, che si rifà alla commedia dell’arte, il ricco che diventa povero, le macchiette, lo scambio dei ruoli, il potere ha dato le chiavi a Re Carnevali. E’ un momento da vivere e da interagire ogni momento. Il carro è una meravigliosa realtà, ma non lo vivi, non lo partecipi. Le nostre due maschere iscritte all’albo dell’associazione dei Carnevali storici, Buonumor Favorito e Lu Sfrigne”

Buonumor Favorito è una maschera più elegante, risalente al 1870, gioviale, universale, allegra e che riporta al Carnevale, mentre “Lu Sfrigne” si colloca tra le due guerre, che riflette l’ascolano medio, pieno di gioia e allegria.

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