Piano socio sanitario, la Cgil: “Serve un cambio di rotta”

“La revisione del Piano Socio Sanitario Regionale (2020-2022) annunciata della Giunta Regionale e confermata dell’Assessore Saltamartini può essere un’occasione per migliorare molti punti che risultano contraddittori o che spesso non hanno trovato applicazione nella concreta gestione della sanità locale. Abbiamo bisogno di un Piano Socio Sanitario Regionale che, da un lato, sappia conciliare la visione complessiva del settore e, dall’altro, sappia evidenziare i diversi bisogni specifici dei territori”. Lo dice la Fp Cgil

“Tuttavia gli obiettivi debbono essere chiari, raggiungibili e soprattutto sufficientemente finanziati.La normativa pone infatti come prioritari alcuni obiettivi da raggiungere, ma il territorio Piceno – e questo la FP CGIL lo lamenta da tempo – è l’esempio emblematico di come il piano abbia fallito a causa di scelte politiche in netto contrasto con quanto previsto dal piano stesso” prosegue

 

“Ma facciamo alcuni esempi: Di tutte le strutture sanitarie private accreditate nella Regione Marche, ben il 60% si trova nella Provincia di Ascoli Piceno. Questo non solo comporta una spropositata concorrenza al servizio sanitario pubblico, ma denota d’altro canto quanta disomogenea sia l’attenzione dedicata ai diversi territori”

“Il finanziamento sanitario pro-capite del territorio è sottodimensionato rispetto alla popolazione che usufruisce dei nostri servizi. Le Aree Vate si finanziano in base alla popolazione residente (in AV5 ci sono circa 211 mila abitanti), tuttavia questo meccanismo di distribuzione delle risorse non tiene minimamente conto del fatto che, in quanto territorio di confine, il Piceno dovrebbe ricevere finanziamenti molto più sostanziosi: gli utenti che si curano nei nostri Ospedali e nelle nostre strutture pubbliche risultano essere infatti molti di più rispetto ai residenti, basti pensare al numero di cittadini che dal vicino Abruzzo scelgono di usufruire dei nostri servizi. E questo genera mobilità attiva, ovvero un’entrata economica che non rimane nell’Area Vasta che l’ha prodotta, ma finisce direttamente nelle casse di Asur Marche”.

“Gli investimenti tecnologici sono fermi da anni. E’ necessario reinvestire in nuove strumentazioni, soprattutto in RMN e TAC che, nella radiologia ospedaliera di San Benedetto, non sono più sufficienti rispetto alla domanda e con la loro veneranda età sono spesso ferme per guasto.I fondi contrattuali sono del tutto iniqui poiché, a parità di personale, i nostri lavoratori percepiscono produttività nettamente inferiori rispetto alle altre AV della Regione. La premialità covid, inoltre, continua ad essere sintomo di quanto poco siano realmente considerati i nostri operatori sanitari”

“Sebbene nel Piano Socio Sanitario si raccomandino “investimenti e rafforzamento della Sanità Pubblica dei distretti” in realtà in AV5 si fa l’esatto opposto: l’esternalizzazione al privato dei servizi è ormai la norma basti pensare non solo ai servizi tecnici di supporto (elettricisti, muratori ecc.), ma anche e soprattutto all’ADI ed al numero di posti letto per lungo degenze, cronicità e riabilitazione che vengono affidati in convenzione alle molteplici strutture private convenzionate” prosegue.

“Le tanto decantate Case della Salute sono  un miraggio: resistono ancora solo alcune – già esistenti – RSA (Montefiore, Ripatransone ed Offida) mentre altre sono già ai privati (Acquasanta). Come FP CGIL riteniamo in sostanza che il Piano Socio Sanitario 2020/2022 deve essere incisivo e realmente applicabile per ottenere finalmente un cambio di rotta: più servizio pubblico, maggiori investimenti e meno esternalizzazioni” conclude Cgil.

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