"Per non dimenticare", Luca Cameli a Trieste con suggestive foto del sisma

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – A Trieste con le foto artistiche sul terremoto del centro Italia. Il fotografo sambenedettese  Luca Cameli sta preparando l’allestimento della collettiva internazionale che si svolgerà a Trieste dal 1° al 30 aprile. Il creativo rivierasco presenterà gli scatti del sisma che ha devastato il centro Italia con la sua creazione “Per non dimenticare”. Esporrà 17 immagini di Arquata del Tronto, Trisungo, Spelonga, Accumoli, Illica, Amatrice, Visso e Muccia. La collettiva dal titolo “Le vie delle foto” si terrà al centro della città friulana.

Nato a San Benedetto del Tronto nel 1976, Luca Cameli è sempre stato attratto e incuriosito dall’arte dell’istantanea, la fotografia.

“Da piccolo – racconta il fotografo – mi esercitavo con la reflex a pellicola di mio padre che ancora oggi custodisce gelosamente. Poi negli anni successivi ho un po’ abbandonato quest’arte per riprenderla e farne il mio lavoro da tre anni circa. Per passione, e anche per esigenza”.

L’artista ha studiato i reportage dei grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, William Eugene Smith, Mario Dondero fino ai grandi fotografi dei nostri giorni come Michael Freeman e Steve McCurry.

“Ho fatto delle foto, ho fotografato invece di parlare, ho fotografato per non dimenticare, per non smettere di guardare” (Daniel Pennac).

“Il giorno dopo il sisma, ispirato dalle parole di Pennac, ho deciso di effettuare il reportage – dice ancora Cameli –  nelle numerose zone colpite. Esattamente il 26 agosto, due giorni dopo la scossa che causò circa 300 vittime, ho conosciuto ad Arquata del Tronto il giornalista di cronaca Mediaset Remo Croci. Lui è rimasto piacevolmente colpito dal mio modo di fotografare riservato e rispettoso nei confronti delle persone che hanno perso tutto o quasi.

Così è nata una collaborazione per il suo instantbook “3:36 – La Scossa Assassina”, utilizzato per una raccolta fondi per l’associazione Omnibus Omnes di Arquata del Tronto”.

“Ho camminato sopra un metro e mezzo di macerie – seguita Cameli – dove una volta c’era il corso di Amatrice, sono entrato nelle zone rosse di Arquata del Tronto, Trisungo, Spelonga, Montegallo, Illica, Accumoli, Muccia, Visso e, appunto, Amatrice.

Perché ho voluto immortalare questo dramma? Per non dimenticare. Tendiamo a dimenticare troppo facilmente e non è giusto. Per noi stessi, per la nostra storia, per le persone morte, per chi ha perso tutto”.

 

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