NEXT GEN – Luca Sabatucci: ” Prima della tecnica e della tattica, il mio obiettivo è trasmettere valori”
Inizia una nuova rubrica “Next Gen” dedicata al calcio giovanile del nostro territorio per scoprire come funzionano i vivai del calcio del Piceno, per scoprire come far fiorire nuovi talenti, cercando di conoscere le tecniche di allenamento ma non solo . Iniziamo con l’intervista a mister Luca Sabatucci, allenatore dei ragazzi 2012 del Monticelli calcio, con una carriera ricca di esperienze al Sud Tirol, Ascoli, Sambenedettese e altre realtà locali.
Com’è iniziata la tua esperienza con il Monticelli?
“Dopo aver vissuto esperienze in tutte le categorie, dai pulcini agli allievi, sia in società professionistiche che dilettantistiche, nell’estate del 2023 ho ricevuto la chiamata del presidente del settore giovanile Tonino Celani appena entrato in carica. Ricordo ancora l’entusiasmo e il carisma con cui mi ha presentato il progetto del Monticelli: un’idea ambiziosa, incentrata sulla valorizzazione del settore giovanile, che ha subito catturato la mia attenzione. Non era solo una proposta sportiva, ma un’opportunità per costruire qualcosa di nuovo e significativo. A rafforzare ulteriormente la mia decisione è stato il coinvolgimento del presidente Francesco Castelli, persona che stimo profondamente e che conosco da tempo. Ora, dopo quasi due anni di lavoro, posso dire di essere orgoglioso della scelta fatta. I risultati stanno arrivando, ma so che la strada da percorrere è ancora lunga. L’importante è che il percorso sia condiviso con persone che credono davvero nel progetto: insieme possiamo solo crescere”
Qual è il segreto per allenare dei giocatori così giovani?
“Credo che il segreto sia racchiuso in una parola: passione. La voglia di trasmettere le proprie conoscenze, il proprio vissuto, e vedere i ragazzi crescere giorno dopo giorno è qualcosa di impagabile. La soddisfazione più grande non è solo osservare i progressi tecnici in campo, ma anche vedere come maturano dal punto di vista umano e caratteriale. Ogni volta che noto un miglioramento in loro, torno a casa con il cuore pieno di gioia. Questa sensazione è il vero motore che mi spinge a dedicare tanto tempo a questa missione, anche a costo di sacrificare momenti preziosi con i miei affetti. Sapere di aver contribuito, anche solo in minima parte, alla crescita di un giovane è un’emozione indescrivibile”.
Qual è la prima cosa che insegni ai tuoi giocatori?
“Prima ancora della tecnica e della tattica, il mio obiettivo è trasmettere valori. Rispetto, responsabilità, educazione: sono questi gli elementi che fanno la differenza. Il rispetto per i compagni, per lo staff e per tutte le persone che gravitano intorno alla squadra è fondamentale per creare un ambiente sano e positivo. Credo molto nel concetto di condivisione delle regole piuttosto che nell’imposizione: quando un ragazzo comprende il valore di una regola, la rispetta con convinzione. Per questo, insieme ai ragazzi, abbiamo stabilito norme semplici ma significative, come salutare sempre chiunque si incontri sui campi, mantenere ordine negli spogliatoi e prendersi cura dell’attrezzatura. Ogni piccolo gesto contribuisce a formare non solo calciatori migliori, ma soprattutto persone migliori”
Quali sono le tre caratteristiche principali di un allenatore?
Un allenatore deve avere capacità di ascolto, equilibrio e determinazione. L’ascolto è essenziale per comprendere le esigenze dei ragazzi e aiutarli nel loro percorso. L’equilibrio permette di gestire le emozioni, sia nei momenti di difficoltà che nelle vittorie. La determinazione, infine, è necessaria per trasmettere ai giocatori la voglia di migliorarsi e non arrendersi mai. Insomma diciamo che l’allenatore deve essere un esempio positivo per i propri allievi, perché in fin dei conti i ragazzi percepiscono le competenze e la passione del proprio allenatore.
A questa età si iniziano a intravedere delle qualità nei giovani giocatori?
“Questa è una domanda complessa, perché lo sviluppo di un ragazzo è un processo lungo e spesso imprevedibile. A volte si rischia di dare giudizi affrettati su un giovane che magari sta attraversando una fase di crescita tardiva, sottovalutandone il potenziale. Quello che cerco nei miei ragazzi non è solo il talento, ma anche la capacità di apprendimento, di adattamento e di problem solving in situazioni di gioco. L’aspetto caratteriale è altrettanto importante: la voglia di non arrendersi, la capacità di ascolto, il senso di leadership. Anche il più talentuoso dei giocatori fatica ad emergere se manca di determinazione e costanza. Il nostro compito, come allenatori, è coltivare questi aspetti insieme alle famiglie e alla società”
Fair play, un aspetto importante. Quali sono i principi fondamentali da trasmettere affinché un giovane abbia sempre un comportamento corretto e rispettoso?
“Il fair play non è solo una questione di rispetto per le regole, ma un vero e proprio stile di vita. Credo fermamente che la sconfitta sia un’opportunità di crescita: insegna a riconoscere gli errori, a migliorarsi e a ripartire con una nuova consapevolezza. Troppo spesso si pensa solo a vincere, anche a discapito di principi fondamentali. Per me, invece, l’educazione sportiva viene prima di tutto. In questo senso, ammiro molto gli sport da combattimento, dove gli atleti si affrontano con grinta ma alla fine si stringono la mano con rispetto. Questo è il vero spirito sportivo: competere con lealtà e riconoscere il valore dell’avversario”
Come allenatore, ti senti più un padre o un amico nei confronti dei giocatori?
“Onestamente, non mi sento né l’uno né l’altro. Il mio obiettivo non è sostituire un padre o essere un semplice amico, ma essere un punto di riferimento. Voglio che i miei ragazzi sappiano che possono contare su di me, non solo per questioni calcistiche ma anche per tutto ciò che riguarda la loro crescita personale. Oggi i giovani affrontano molte sfide e difficoltà, e avere accanto qualcuno che li ascolti e li guidi può fare la differenza. Mi piace pensare di essere un formatore, un mentore su cui possono fare affidamento nei momenti di bisogno. Se riesco a lasciare un segno positivo nel loro percorso, allora so di aver fatto bene il mio lavoro”
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