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Mercato ittico, il Consiglio di Stato respinge il ricorso dell’ex direttore
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso contro il Comune intentato dall’ex direttore del Mercato ittico, Maria Grazia Villa. Chiedeva l’annullamento degli atti con i quali era stata destituita e trasferita al settore Servizi al cittadino e alla persona. La dipendente aveva in precedenza fatto ricorso al Tar, contestando tra le altre cose la delibera del Consiglio comunale del 31 luglio 2014 con cui fu soppresso il ruolo di direttore del Mercato ittico, la delibera di giunta del primo agosto dello stesso anno che modificò parzialmente l’assetto organizzativo dell’ente e la dotazione organica, nonché la determina del dirigente con cui era stata destinata al settore Servizi al cittadino e alla persona. Il Tar non accolse l’istanza della Villa, la quale si appellò al Consiglio di Stato che il 30 ottobre ha respinto il ricorso, confermando il pronunciamento del Tar. In sintesi, i giudici hanno stabilito che il Comune ha piena autonomia in materia di organizzazione del personale. La legge regionale non può essere interpretata come un obbligo a prevedere una dirigenza solo per il Mercato ittico. Per cui l’amministrazione ha agito in maniera corretta nel fare svolgere i compiti del direttore ad un dirigente. La dipendente è stata difesa dall’avvocato Jacopo Severo Bartolomei, l’amministrazione comunale dal legale Marina Di Concetto.
La Villa ricoprì il ruolo di direttore del Mercato ittico dal 1994 al 2014, a seguito della vincita del relativo concorso, fino alla comunicazione, mediante telegramma ricevuto il 2 agosto 2014, della soppressione del posto di direttore e del suo trasferimento al settore Servizi al cittadino e alla persona con decorrenza dal successivo 4 agosto.
La Villa è già stata protagonista, in passato, di un lungo contenzioso con l’amministrazione, che è risultata soccombente e ha dovuto versarle 650mila euro. Difesa dall’avvocato Jacopo Severo Bartolomei, dal 1995 reclamò la piena equiparazione del proprio stipendio di dipendente comunale a quello che viene corrisposto ai funzionari apicali, cioè ai dirigenti di prima categoria. Nel 1997 il Tar Marche annullò la delibera consiliare che modificava in senso peggiorativo il regolamento comunale del Mercato ittico, che inizialmente prevedeva per il direttore della struttura lo stesso stipendio dei dirigenti. Il Comune, però, aveva dato credito alle richieste della funzionaria già nel 2003, quando applicando una prima decisione del Tar le aveva corrisposto un assegno pari alla differenza fra lo stipendio da dirigente che le spettava e lo stipendio percepito fino a quel momento. Ma ecco un nuovo ricorso al Tar, che nel 2009 giudicò errata la decisione del Comune di corrisponderle lo stipendio dirigenziale minimo e di non darle la retribuzione di risultato, cioè l’extra che spetta ai dirigenti in base agli obiettivi raggiunti nel corso dell’anno, valutati in base a taluni criteri. Il Comune si appellò al Consiglio di Stato che discusse il caso il primo dicembre 2009, depositando la sentenza il 17 febbraio 2010. Una sentenza ancora avversa al Comune condannato a sborsare 650mila euro.