Maxi rissa con accusa di omofobia. I carabinieri: «Nessun riscontro»
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Altra notte, altra rissa. Stavolta con l’aggravante dell’accusa di omofobia. La matrice però viene categoricamente smentita dai Carabinieri.
La storia riguarda una maxi rissa avvenuta alle prime luci del mattino del 6 agosto che ha coinvolto una decina di ragazzi di Terni in vacanza in Riviera. Secondo la versione del gruppo umbro, i ragazzi sarebbero stati aggrediti perché uno di loro indossava un abbigliamento sgargiante.
Proprio il suo outfit avrebbe indotto il gruppo locale a pensare fosse gay. Alcune testate ternane, ma anche nazionali, bollano l’episodio come un pestaggio omofobo in piena regola.
I carabinieri di San Benedetto del Tronto invece recusano questa versione, parlando di «un confronto violento tra due fazioni di ubriachi, una di Terni e una del luogo». Il comando provinciale dell’arma definisce anche «lievi le conseguenze» di quella che sembra una rissa, stando a quello che stanno rilevando gli inquirenti. Alcuni dei ragazzi di Terni coinvolti nell’accaduto hanno ricevuto prognosi di sette giorni per contusioni e ferite.
In particolare, il Colonnello del comando provinciale Nicola Gismondi sottolinea il ruolo della famiglia, grande assente: «Mandare un figlio di 17 anni a ubriacarsi fino alle 5 del mattino è inconcepibile». Il Colonnello lamenta nell’estate del Covid-19 un crescendo del tasso alcolico della movida. E una situazione di fatto in Riviera difficile da gestire che vede esplodere una rissa ogni sera, anche per futili motivi.
Vorrei capire meglio come fanno i Carabinieri a recusare l’accusa di omofobia dato che le vittime danno questa versione e gli aggressori ovviamente no. Ma non solo, il colonnello fa la paternale che i 17enni non dovrebbero stare in giro a quell’ora? Non credo che questo sia suo compito.