SAN BENEDETTO – “Un totale rifiuto psicologico, come una reazione post traumatica collettiva. Nessuno più indossa le mascherine e sembra che il coronavirus sia solo un lontano ricordo da rimuovere”. Così Flavia Mandrelli, consigliera di opposizione presso l’assise sambenedettese.
Andando in giro per la città, a parte qualche rara eccezione, nessuno più si cura dei dispositivi di sicurezza e del distanziamento interpersonale. “Sembra che da parte di molti ci sia una ricerca urgente del contatto fisico, molto più di prima” osserva Mandrelli, con il suo osservatorio preferenziale sugli studenti.
Ma anche gli adulti non sono da meno e nessuno rinuncia al saluto affettuoso e alla chiacchiera ravvicinata, rigorosamente senza mascherina. Che il coronavirus non faccia più paura? O che sia forse stato stigmatizzato collettivamente come un episodio sporadico della nostra storia illuminata? La rimozione sociale del problema, però, non annulla il pericolo che la comunità corre.
“Se si dovesse assistere a una seconda ondata del virus, la situazione assumerebbe toni drammatici” conclude la consigliera Mandrelli. Anche dallo stesso mondo scientifico traspare una conoscenza parziale del problema, per cui si alternano proclami e dichiarazioni più disparate e spesso in contrasto tra di loro. Forse anche questa ignoranza insita nel problema alimenta l’incoscienza che si traduce nel mancato rispetto delle regole.
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