Lotta alla ludopatia, il Comune vuole evocare la clausola di salvaguardia


SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Dobbiamo dimostrare che nel nostro territorio è necessario adottare soluzioni differenti da quelle dell’accordo Stato-Regioni. Sfruttiamo la clausola di salvaguardia». Dalle parole di Rosaria Falco alle mosse del sindaco. Il comune si appresta a scrivere nuovamente al prefetto per evitare il dilagare del gioco d’azzardo patologico.

«La lotta alla ludopatia non può ridursi ad un semplice proclama – continua Falco – Abbiamo oltre 200 locali con macchinette a San Benedetto e in tutto, nell’Ascolano sono oltre mille. La situazione è grave».

Qual è il problema? Secondo una circolare ministeriale emanata lo scorso novembre, i comuni non possono fissare orari di chiusura delle sale slot superiori alle sei ore consecutive. In base all’ordinanza dello scorso luglio, a San Benedetto le sale slot devono rimanere chiuse per 13 ore consecutive. Di conseguenza, il sindaco Piunti ha scritto al prefetto per chiedergli se eventuali impugnazioni al Tar possano dare torto all’ente. In altre parole, Piunti chiede se una società privata abbia il potere di far annullare l’ordinanza sindacale.

E in attesa della risposta prefettizia, il quadro non è dei più rosei. Ad Anzio, ad esempio, il comune ha adottato un’ordinanza simile a quella rivierasca. Una società ha fatto ricorso, e il Tar le ha dato ragione, annullando l’ordinanza. In generale, la percentuale di annullamento delle ordinanze, nella penisola, è del 25%.

La contromossa. Ma per Viale De Gasperi ci sarebbe uno spiraglio. «Oltre alla sentenza del Tar Lazio, lo scorso luglio, c’è stato un intervento del Consiglio di Stato – dice il comandante della Municipale Giuseppe Coccia – Il consiglio obbliga le amministrazioni a intervenire a tutela dei cittadini. Ma dice che gli interventi devono essere basati su elementi chiari, benché diversificati».

In sostanza, se il comune riesce a dimostrare una grave diffusione del gioco patologico nel proprio territorio, l’ordinanza può considerarsi in cassaforte. Questo perché un giudice, in un eventuale ricorso, non sceglierebbe mai di emettere una sentenza lesiva della salute cittadina. Chiamasi clausola di salvaguardia.

Nuova lettera al prefetto. Il sindaco Piunti quindi pensa di aggiungere dati e motivazioni alla lettera al prefetto. Una mossa per sbarrare la strada a possibili ricorsi.

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