“Liberi e Uguali” all’attacco del Jobs Act. Alleva illustra la settimana lavorativa di 4 giorni
ASCOLI PICENO – Il lavoro al centro. La lista Liberi e Uguali ha organizzato un incontro con il giuslavorista Piergiovanni Alleva, ascolano e candidato alla Camera ad Ancona. L’evento si è svolto di fronte ad un numeroso pubblico accorso alla Sala dei Savi del Palazzo dei Capitani.
“La nostra formazione è l’unica che ha messo al centro della proposta politica il tema del lavoro – ha esordito Alleva – Per questo motivo ho deciso di appoggiarla e dopo aver parlato con Pietro Grasso so che la mia proposta verrà portata in Parlamento dagli eletti di LeU”.
Dopo aver criticato gli aspetti del Jobs Act, la riforma del lavoro voluta da Renzi (“Il lavoro è una espressione dell’umanità non meramente un mezzo per procurarsi il reddito”), in quanto si basa sull’allentamento dei vincoli sulle mansioni e sull’assenza di causalità del contratto a termine oltre che dalla rimozione dell’articolo 18, Alleva ha spiegato che “prima di tutto, per creare lavoro, servono investimenti pubblici, e nel nostro programma si parla espressamente di New Deal verde”.
“Ho preparato 20 articoli di legge da cambiare nel Jobs Act, che per come è stato scritto consente di colpire precisamente alcuni elementi giuridici e modificare così l’ordinamento attuale sul lavoro – ha spiegato – Il Jobs Act è quanto di peggio come contenuti, ma consente di cambiare impostazione attraverso un’azione mirata. Perché il problema della disoccupazione è risolvibile usando opportunamente gli strumenti giuridici”.
Alleva ha spiegato che oltre ad una solidarietà difensiva, come nella cassa integrazione, in caso di crisi aziendale, esiste anche l’istituto giuridico della solidarietà espansiva: “Tuttavia è stata adoperata pochissimo fino ad oggi: si tratta di ridurre l’orario di lavoro, ma io preferisco dire la settimana lavorativa, da 5 giorni a 4 giorni. In una indagine condotta in Emilia-Romagna, il 52 per cento dei lavoratori accetterebbe di lavorare per quattro giorni anche di fronte ad una riduzione dello stipendio di 150 euro al mese. Ma la metà non può permetterselo”.
Alleva propone dunque una riduzione della settimana lavorativa compensando il minor introito in parte con un accordo con la spesa nella grande distribuzione (“Ho parlato di questo progetto con il presidente delle Coop, e si è detto d’accordo e possibilista”) per un ammontare di 500 euro, dall’altro con l’istituzione di un sistema di welfare aziendale, con asili nido o polizze sanitarie a carico dell’impresa la quale, in questo modo, bilancerebbe il risparmio dovuto ai minori contributi previdenziali versati. Lo Stato, da parte sua, garantirebbe il pagamento dei contributi per i nuovi assunti per i primi tre anni.
“Con 6 miliardi di euro copriremmo i costi per 1 milione di lavoratori, con 12 miliardi per 2 milioni di nuovi assunti: una sciocchezza se rapportati ai bonus dati alle imprese senza alcun vincolo di assunzione, e di cui abbiamo visto gli effetti – spiega Alleva – A questo poi va ad aggiungersi l’effetto moltiplicatore fiscale, poiché con molti nuovi assunti si crea un aumento del reddito e un riavvio dell’economia”.
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