“Cosa c’è di più grave della molestia e della violenza in strada? La violenza istituzionale. Ci chiedono perché facciamo tanta fatica a denunciare”. Lo dice “Libera tutte” che parla di un fatto accaduto pochi giorni fa.
“Ecco come mai. L’altro giorno a San Benedetto del Tronto una ragazza ha subito una doppia violenza.
Uscita di sera dalla palestra e mentre si dirigeva verso la propria autovettura, un uomo le ha urlato dalla macchina “a bella” mettendola in imbarazzo. Non contento l’ha seguita entrando nel parcheggio e posizionandosi dietro di lei.
Lei entra in macchina per andare a casa e lui accende il motore e inizia a seguirla. Di fronte al semaforo lui la supera, accosta, abbassa il finestrino e la fissa”
“Lei, cercando un modo per allontanarlo, punta il cellulare per dire che lo avrebbe ripreso per poi denunciarlo.
Nel frattempo chiama la polizia trovando un funzionario attento e disponibile che ha provveduto mandato una volante e l’ha richiamata per accertarsi che fosse tornata a casa. Il giorno dopo la ragazza è andata in questura per capire cosa poter fare e come comportarsi.Invece di essere accolta e creduta, si è messa in discussione la sua testimonianza.
Le hanno detto frasi come “Ti ha solo seguito, non possiamo farci nulla.”, “Anche se ti avesse seguito fino a casa non avremmo potuto fare nulla.”La ragazza ha risposto dicendo che non si sentiva sicura di andare in giro in strada dopo esser stata vittima di un approccio violento da parte di un uomo che l’ha anche seguita. La risposta della funzionaria è stata: “Se hai problemi psicologici, paura e ansia, quelli si risolvono in altro modo” aggiungendo “Ti ha fatto un complimento, se non vuoi ricevere commenti in giro per strada stai dentro casa.” sminuendo la gravità di quello che ha subito la ragazza” dice Libera tutte.
“Questo è l’esempio perfetto di vittimizzazione secondaria, un comportamento da parte di un’istituzione che non possiamo accettare.Con questa lettera aperta chiediamo che vengano presi seri provvedimenti nei confronti dei funzionari direttamente coinvolti ma anche e soprattutto un’opera di educazione e sensibilizzazione che prevenga il ripetersi di episodi intollerabili come questo” conclude.
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