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Lavoro, diminuiscono gli infortuni ma aumentano i morti
Diminuiscono gli infortuni sul lavoro nelle Marche ma aumentano i morti. E’ quanto emerge dai dati dell’INAIL elaborati dalla CGIL Marche.Da gennaio a novembre 2020, si sono denunciati 14.153 infortuni, 3.369 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-19,2%). Un decremento molto importante determinato dai fermi produttivi e delle attività economiche avvenuti a causa del Covid.
Nella provincia di Ascoli Piceno la diminuzione è del 22,7%.
Restano comunque numeri importanti e preoccupanti tenendo conto di quello che è avvenuto proprio nel 2020 sul mercato del lavoro marchigiano: si sono persi, infatti, oltre 35mila posti di lavoro, di cui oltre 14mila di lavoro subordinato e sono state autorizzate da marzo 2020 ad oggi oltre 100 milioni di ore di cassa integrazione equivalenti al mancato lavoro di circa 60mila lavoratori a tempo pieno.
Se si osservano gli infortuni in occasione di lavoro, emerge che i più colpiti sono i lavoratori dell’industria e dei servizi dove peraltro gli infortuni diminuiscono solo dell’8,7%. Diminuiscono meno in particolare nei settori del terziario (-4,9%) che, nonostante le misure restrittive del Governo, ha quasi sempre lavorato regolarmente.
Se il maggior numero di infortuni riguarda gli uomini, è per le donne che si registra il minor decremento di infortuni denunciati: un terzo di quello degli uomini (rispettivamente -9,9% e -24%).
Risulta invece drammatico e preoccupante il bilancio degli infortuni mortali. Sono ben 43 i lavoratori che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno, nello stesso periodo del 2019 erano stati 31. Ben 37 sono avvenuti in occasione di lavoro e 6 nel viaggio per andare al lavoro o per tornare a casa.
Dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche: “Questi dati mettono in evidenza come la pandemia stia determinando uno scadimento della qualità del lavoro e un allentamento nel rispetto delle regole che attengono alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ il segno che, dove non c’è stato fermo produttivo o dove si è ripreso dopo settimane di chiusura, l’attività produttiva è avvenuta senza la necessaria attenzione da parte delle imprese alla qualità del lavoro e dello sviluppo ed è stata tesa a recuperare il tempo perso ed i livelli di produzione attraverso l’aumento dello sfruttamento sul lavoro, dei ritmi e degli orari.”
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