L’ascolano Stefano Manni finisce in manette
Il R.O.S., con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale Carabinieri di Ascoli, ha dato esecuzione ad un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica de L’Aquila – Ufficio esecuzioni penali, arrestando Stefano Manni per il reato di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico e associazione finalizzata all’incitamento, alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Il provvedimento restrittivo – emesso a seguito della pronuncia della Suprema Corte di Cassazione del 12 ottobre scorso che ha reso definitiva la condanna del MANNI per i suddetti reati – scaturisce da un’indagine avviata dal R.O.S nel 2013, sul conto di un’organizzazione clandestina denominata “Avanguardia Ordinovista” che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico “Ordine Nuovo”, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di sovvertire l’ordine democratico dello Stato.
Nel dicembre del 2014, le articolate attività investigative nel delicato contesto, coordinate dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo de L’Aquila, avevano portato alla esecuzione di un provvedimento custodiale, emesso dal locale Tribunale, a carico di 14 persone, fra le quali proprio il predetto MANNI, risultato punto di riferimento dell’organizzazione essendone stato promotore e organizzatore.
La manovra investigativa, oltre a definire ruoli e funzioni dei vari indagati e le progettualità eversive dell’organizzazione, ha permesso di delineare la strategia operativa dell’“Avanguardia Ordinovista” che, concettualmente articolata in più fasi, prevedeva il preliminare compimento di atti violenti al solo fine di destabilizzare l’ordine pubblico e la tranquillità dello Stato per poi prendere parte alle elezioni con un proprio partito, quale unica soluzione alla destabilizzazione sociale precedentemente realizzata. Al riguardo, erano avviate varie iniziative volte a promuovere la crescita culturale degli aderenti alle idee di estrema destra, creando la scuola politica TRISKELE. In tale quadro, è pure emerso come gli aderenti all’organizzazione utilizzassero complesse modalità di comunicazione sui social network, area virtuale in cui operavano su un livello “propagandistico”, a scopo di proselitismo e di innalzamento della tensione sociale, ed un altro “riservato” ai soli sodali per discutere le progettualità eversive.
Nel complesso contesto ricostruito, emergeva che il gruppo aveva ricercato armi sul mercato clandestino. Le indagini del ROS, che si sono avvalse anche dell’attività di operatori sotto copertura, si inseriscono in una più ampia strategia di contrasto alle manifestazioni eversive, condotta dall’Arma dei Carabinieri su tutto il territorio nazionale.
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