Beko ,Acquaroli a Comunanza per incontrare Sindaco, sindacati e lavoratori
L’Antico Molino Santa Chiara torna a nuova vita. Ieri nuova apertura
ASCOLI PICENO – Dopo l’alluvione del 2013 e dopo il sisma del 2016 ecco che una storica realtà torna a produrre.
Sfogliando il sito dedicato si legge “Non facciamo tutto, ma lo facciamo bene”. Questa breve frase ritengo possa essere il miglior sunto della loro filosofia. Una storia che nasce a metà del ‘900 ed incentrata sulla lavorazione a pietra naturale. Un racconto fatto di un tramandarsi continuo di principi, tecniche e metodi. La linea di produzione della Bottega artigiana non è mutata: si lavorano solamente farine integrali e semintegrali. L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è quello di fornire una selezione scelta di prodotti di alta qualità.
Ad ospitare l’attività è il plesso dove si trovava “Molini e pastifici” (nata nel 1884) ed ex Sime. Ieri pomeriggio alle 18.30 c’è stato il taglio del nastro da parte del titolare Amedeo Castelli. Presenti alla nuova apertura anche il Sindaco Fioravanti ed il consigliere comunale Rosa.
Da nonno Luigi all’apertura di ieri, cenni storici
Questo nuovo inizio mostra tutta la forza di volontà di Castelli. Una generezione nata e cresciuta col rumore delle macine nelle orecchie. Tutto partì da Luigi Agostini – iniziato al mestiere all’età di sei anni, come era usanza a quel tempo -. Dopo aver adempiuto agli obblighi di leva, prese in affitto un mulino a Poggio Canoso di Rotella. Qui iniziò a praticare il mestiere di mugnaio. Conobbe Luigia Tosti con cui convolò a nozze a breve. Dal matrimonio nacquero due figlie: Marisa e Teresa. Da qui seguirà prima la chiamata al fronte per il secondo conflitto mondiale e, al ritorno da quest’ultimo, la scelta di emigrare in Belgio per lavorare nelle miniere. La scelta di emigrare fu compiuta al solo intento di migliorare la condizione sociale della famiglia. Ci riuscì. Ritornato riuscì a coronare il suo sogno: una casa, una famiglia e un mulino. Continuarono a lavorare nel mulino di Santa Chiara fino al 1973. Diversi imprenditori si sono cimentati nell’arte, anche la stessa figlia Marisa nella parentesi temporale che va’ dal 1986 al 1993. Inizia un’inesorabile declino, anche per la forte concorrenza industriale.
Arriviamo poi al 2012 ed ad un’idea strambra. Castelli – nipote di Luigi e Luigia, figlio di Teresa – decide di rilevare il tutto, investendo i suoi risparmi di una vita da operaio. L’amore per quel lavoro era troppo forte.
Dopo l’alluvione del 2013 e del sisma, ahimè, del 2016, la struttura cominciò ad essere pericolante perchè posizionata sulla scarpata a ridosso del torrente Chiaro. L ‘azione di erosione del corso d’acqua ha provocato una situazione di grave dissesto idorgeologico,costringendo all’evacuazione totale della zona.
Nel 2017 arriva l’ingiunzione di sgombero. Cosi arriva la scelta di accendere un mutuo di 50.000 euro per recuperare una zona “Sotto ai mulini” cara ad ogni ascolano. “Un luogo simbolo dei mugnai piceni”.
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