Lago di Pilato a secco, il racconto di chi c’è stato, il parere del Parco e di Michele Franchi
ASCOLI PICENO – Questa mattina abbiamo visto un post – diventato virale nelle pagine social che hanno a cuore la montagna – che mostrava il Lago di Pilato a secco. Abbiamo avuto modo, sempre nella mattinata, di contattare Carlo “Rajon” Fortuna, l’autore degli scatti fotografici. Nel pomeriggio, invece, abbiamo telefonato a Alessandro Rossetti, biologo per il “Parco Nazionale dei Monti Sibillini”. Abbiamo anche chiesto un commento a Michele Franchi, presidente della “Comunità del Parco”. Riportiamo di seguito le tre interviste.
Carlo è un giovane civitanovese, amante dell’aria aperta e della montagna. «Ormai vengo in montagna ogni finesettimana. La mia è una grande passione, non c’è stagione che tenga. Vado sia d’inverno che d’estate. Ieri con degli amici siamo stati in montagna. Lo spettacolo del lago completamente a secco ci ha tramortiti. Eravamo lì con alcune memorie storiche del lago, loro ci narravano di come negli anni ottanta (anche inizi novanta) quel lago era una tappa storica per la transumanza. Era la sosta per coloro che dal Tirreno si dirigevano all’Adriatico. Pensiamo che il chirocefalo ha resistito anche a questo. Questo lascia ben sperare. Devo anche dire che mi aspettavo una recinzione più visibile. E’ estremamente marcata per coloro che salgono da Foce, molto meno per coloro che scendono dallo Zilioli – il rifugio, ndr -. In tutto questo voglio dire che abbiamo passato una splendida giornata, catturati dai mille colori della natura. Una vegetazione rigogliosa che lascia sempre senza parole. In questi giorni ho avuto modo di rivedere delle foto scattate anni addietro del lago, per avere un termine di paragone: non ho mai notato questa secca così marcata, nonostante non manchino degli esempi in altri periodi meno recenti.»
Stuzzicati dalle parole del giovane civitanovese ci siamo attivati per stabilire un contatto col “Parco Nazionale dei Monti Sibillini”, trovando in Alessandro Rossetti la voce più autorevole su questo tema.
«Si, siamo preoccupati per la situazione di secca. E’ anche vero che stiamo combattendo contro due fenomeni che stanno concorrendo insieme per questa situazione unica: il sisma e la siccità.
Il sisma ha concorso in maniera evidente e decisiva a rendere il terreno più permeabile, questo vuol dire che l’acqua viene trattenuta con maggiore difficoltà. La siccità partecipa nel non rifornire il piccolo bacino di acqua, questo è abbastanza intuibile. E purtroppo le precipitazioni seguono una tendenza alla diminuzione negli anni, come effetto dei cambiamenti climatici. La speranza è che intervenga anche un processo di sedimentazione negli anni, riportando il letto del lago ad avere la giusta capacità di trattenere l’acqua.»
Focus sul chirocefalo del Marchesoni
«Il chirocefalo – prosegue Rossetti – è costantemente monitorato. Abbiamo una collaborazione aperta con l’Università di Perugia. Loro, con cadenza frequente, vanno in loco, controllando la situazione. Abbiamo visto che il basso livello dell’acqua di quest’anno ha portato ad un innalzamento delle temperature, portando il crostaceo a riprodursi anzitempo. Questo ha permesso al piccolo crostaceo di depositare le uova, che sono attualmente presenti sul letto del lago. Ciò ci ha portato ad attivarci per la recinzione del lago, posta in maniera da intercettare tutti gli escursionisti della montagna. È infatti fondamentale rispettare il divieto di calpestare le zone di prossimità. Farlo vorrebbe dire mettere in pericolo la schiusa delle uova – prevista per il prossimo anno – e rischiare di introdurre delle impurità o degli organismi (anche microrganismi estranei, ad esempio) in un ambiente che deve essere protetto, rispettando il proprio ecosistema.»
Le parole di Michele Franchi
«Come presidente della “Comunità del Parco”, ovvero degli amministratori dei Comuni che sono presenti nel territorio del “Parco”, abbiamo un’attenzione molto importante sul lago di Pilato e per il chirocefalo del Marchesoni. Giustamente è stata fatta una recinzione per provare a salvaguardarlo; anche se non riesce a coprire tutto, poichè l’attività di questo crostaceo va’ al di là di questa. E’ un punto di partenza molto importante per tutelarlo. Il fatto che il lago si stia sempre più ritirando – soprattutto per la scarsità delle piogge e delle nevi, come quest’anno – non gli è sicuramente d’aiuto. Il Parco, il Comune di Montemonaco, tutti noi stiamo lavorando per tutelarlo. Speriamo che il prossimo anno sia più copioso con le precipitazioni, specialmente per la neve, come dicevo. E’ vero che il terremoto ha influito, ma siamo sicuri che si riuscirà a tornare ai livelli normali. Un ultimo pensiero per i turisti fai-da-te: gli consigliamo sempre di andare su con una guida. Una figura che conosca i limiti del lago è decisiva. Anche se sembra asciutto, è bene ricordare che sotto c’è questo crostaceo. Raccomando anche di rispettare le regole e le limitazioni poste. Se facciamo così, magari aiutati dalla natura, il lago tornerà all’antico splendore, in quello splendido anfiteatro naturale, ed il chirocefalo continuerà a vivere.»
L’università ha fatto un prelievo di ovature?
Mi sono immerso nel 1980 81 ho girato un documentario sul lago,c’era ancora il ghiacciaio,con centinaia di migliaia d marchesonis,la profondita massima era di circa 9-10metri ho trovato nel lago uno scheletro di un’aquila,e un pezzo di lamiera di un’aereo che si era schiantato su una parete dellle montagne intorno,ho notato sott’acqua una specie di altare in pietra naturale credo che fosse legato alle leggende di sacrifici umani!