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La Rinascita vince il premio “Luciano e Silvana Mauri”. Pignotti: “Premio alla carriera. Mai messo i soldi al primo posto”
ASCOLI PICENO – La libreria “La Rinascita” di Ascoli Piceno conquista il prestigioso premio “Luciano e Silvana Mauri“.
Il riconoscimento verrà conferito a Giorgio Pignotti nell’ambito della giornata conclusiva del 37/o Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, all’isola di San Giorgio a Venezia. Tale notizia non è sfuggita al quotidiano nazionale “La Repubblica“. La testata, infatti, ha pubblicato un articolo.
La libreria è nata nel 1976, dal 2001 ha sede al Palazzetto della Comunicazione, stabile-gioiello del centro storico di oltre 400 mq. Al suo interno sono presenti una sala conferenze ed un cafè. Ha sviluppato anche un settore software, realizzando il più diffuso gestionale per librerie in Italia (MacBOOK). Ha, inoltre, attivato una piccola casa editrice: la Lìbrati.
Oggi abbiamo incontrato Giorgio Pignotti, titolare della libreria e lo abbiamo intervistato. La riportiamo di seguito.
Per lei cosa vuol dire questo premio?
” La prima cosa che mi è venuta in mente è che fosse un premio alla carriera (ride). Significa anche riconoscere una sperimentazione. Io sono riconosciuto in Italia anche per avere realizzato un software di gestione per librerie – MacBook, nda -. Siamo, sicuramente, tra le librerie più conosciute per questo. Lo siamo, senza dubbio, anche per le iniziative che facciamo. Sono circa 150 l’anno, non proprio pochine. Sono un bell’impegno. Questa particolare condizione mi ha consetito di sperimentare sul lavoro con leggerezza, mettiamola così.
Questo vuol dire essere sempre vivace. Lo trovo un fattore vitale, un fattore che mi fa’ stare bene. Mi tiene curioso e positivo. Mi consente delle sfide, apparentemente, assurde. Fra poco, ad esempio, apriremo una biblioteca qui (dentro una libreria). Avremo, perciò, uno spazio di prestito libri, dentro uno spazio che li vende…
Mi piace occuparmi della diffusione della lettura. La mia idea è che più persone riesco ad avvicinare alla lettura, più libri venderò in futuro. Sarà una biblioteca dedicata ai bimbi da zero a sei anni, il tutto sarà realizzato in collaborazione con ‘Nati per leggere’ delle Marche. Sono libri di proprietà di ‘Nati per leggere’, acquistati grazie a delle iniziative che abbiamo realizzato insieme. Saranno circa 500 titoli di letture.”
Rispetto la scelta di aprire una nuova biblioteca, secondo lei, si può verificare una sovrapposizione con quelle già esistenti?
“No, è come se aprisse un’altra libreria… Io sono convinto che il mercato, così, si allarga. Quando ci siamo trasferiti, ad esempio, io ho continuato a tenere aperta l’altra libreria per 3-4 mesi. Questa decisione ha portato, comunque, a vendere libri. Nel giro di un mese abbiamo duplicato la vendita di libri. Mi aspetto lo stesso sulla mole di libri – di quel target, naturalmente – prestati e diffusi. Aumentiamo così la capacità di diffusione della lettura. Non sono alternative.
Ho visto, anche in altre realtà più piccole della nostra, che l’apertura di un’altra libreria non ha significato la crisi dell’altra presente. Hanno aggiunto la diffusione della lettura. Forse a risentirne è stata più la vecchia libreria… Aumenta l’offerta.”
Ho visto che, recentemente, ha chiuso i battenti la storica libreria “Paravia” di Torino. Loro si sono lamentati dicendo che Amazon li ha “uccisi”. Chi non è riuscito a reinventarsi, nonostante il blasone, ha dovuto deporre le armi al cospetto del colosso americano. Lei si ritiene un modello replicabile?
“Io penso che questo discorso non valga solamente per i libri, riguarda tutto il commercio. E’ un meccanismo su cui ci dobbiamo interrogare. Amazon è una macchina perfetta. Ha tutto e lo ha a prezzi più bassi. Inneggia a un consumismo sfrenato – tanto costa poco! -. Posso anche dire di essere coevo con Amazon, poi. Nel ’95 c’erano tre strutture che vendevano libri, e noi eravamo gli unici a venderli in Europa.
Ad un certo punto, viste le mie inclinazioni, ho capito che ne sarebbe rimasto uno solo, e che non sarei stato io. Così ho mollato sulla vendita online. Ho preferito privilegiare le iniziative in libreria a questo canale. Ho smesso di investirci nel ’99. Mi ritengo un artigiano ed ho bisogno di lavorare coi miei prodotti. Noi abbiamo scelto questo modello. Internet è una gran cosa, naturalmente. Quello che dobbiamo capire è che c’è la possibilità – dal punto di vista legislativo – di mettere riparo a questa deriva. Questo fenomeno non riguarda solamente i libri, riguarda tutto il piccolo commercio. Io non riesco ad immaginare il centro storico di Ascoli senza negozi, in tendenza sembra che sarà così. In prospettiva chiuderanno quasi tutti tranne i bar o i ristoranti.
Amazon sarà sempre più veloce, conveniente ed efficiente. I discorsi che non paga le tasse o che sfrutta i lavoratori non tengono, loro sono più bravi a distribuire. Il nostro modello distributivo è meno efficiente e molto costoso; ha, però, un vantaggio non replicabile: vende – consetimi di usare questa parola – “socialità” all’interno del prezzo che paghi da me.
Tenere aperti i negozi vuol dire, intanto, tenere sereni i residenti. Gli dai un luogo dove si viene accolti e si può coltivare la coesione. Un altro aspetto rilevante è l’industria turistica. Io non credo che svuotare il centro storico sarà così attraente per il cinese arricchito…
A noi mancano anche delle cose iconiche – come può essere una torre che pende per Pisa -, pur avendo una città stupenda. Senza vita diventerà difficile spiegare la bellezza di questa città. Se diventiamo un quartiere-dormitorio allora non funzionerà. Investire in questa direzione e fermare quel tipo di distribuzione – loro (Amazon), alla fine, scaricano i costi sui corrieri – diventa una questione di cui dobbiamo farci carico. Chi può farsi carico di questo se non la Politica? Accolgo con piacere l’introduzione dell “Web Tax”.
Il libro, per natura, sembra essere sempre qualcosa di vintage, di romantico, di nicchia rispetto ad altri modelli (Ebook). Secondo lei quali possono essere le nuove sfide per la sua libreria?
“Noi dobbiamo creare degli spazi dove siano presenti dei libri. C’è una statistica Ocse che afferma che chi ha vissuto in una casa con almeno ottanta libri ( e li ha letti) ha più possibilità di fare carriera. Il problema del libro è la diffusione. Stiamo stringendo molte collaborazioni con le scuole. Ora ci stiamo occupando dei bachi da seta. Qui è rinata la coltivazione dei bachi, dopo l’epidemia dello scorso secolo. Vogliamo creare qui un museo didattico, sfruttando il lascito del nostro concittadino Orsini, sul baco da seta. Vogliamo spiegare come avviene il processo.
Qui, nel secolo scorso, si produceva il 70% dei semi da baco nel mondo. Hanno incoronato l’imperatore del Giappone, indossava un mantello da cerimonia in seta Giallo-Ascoli. E’ riconosciuto nel mondo! Cosa c’entra col libro? L’idea è nata dalla stampa – con la Librati – del libro di Orsini. Abbiamo scoperto che su 30.000 abitanti circa 6.000 lavoravano coi bachifici. Il tutto è durato fino alla crisi ecologica – il processo di produzione emanava un olezzo irrespirabile – del ’17.Il Comune deliberò il blocco di aperture di nuovi bachifici.
Diventa un luogo di accoglienza dove si fanno diverse cose. A breve faremo la seconda edizione della ‘ Settimana delle Scienza’, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica del Gran Sasso. La libreria non sarà più un mero porgitore di merci, sarà una possibilità di condivisione.”
“In vita mia non ho mai messo i soldi al primo posto, neanche al secondo. Mi viene anche da mia moglie che non c’è più. Non disdegno che i conti tornino. Trovo serenità dal fare le cose. Quando penso a qualcosa da fare penso a quanto è bello e quanto mi piace, in seconda battuta gli trovo la giustificazione economica. Sono il primo ad aver stampato un dizionario multimediale per sordo-muti. Abbiamo registrato 1.500 vocaboli. L’ho fatto di getto per risolvere un problema. Noi, alla fine, ci occupiamo di tutto quello di cui non si occupano gli altri.
E’ per questo motivo per cui mi diverto ancora. L’augurio che vorrei fare a tutti è di fare un lavoro che piaccia. Qualora questa cosa non sia possibile, datti da fare perché ti piaccia. In ogni lavoro si può trovare qualcosa che piace. Al primo posto ho sempre messo la soddisfazione. Questa cosa mi viene anche dal contributo che riesco a fornire alla società. La mia non è proprio una missione, è un amor proprio. Io mi innamoro delle cose che faccio. Se si agisce così, alla fine, i soldi arrivano. Mia moglie era un campione di bontà straordinaria. Mi sento di dedicarlo anche a lei questo premio.”
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