ARQUATA DEL TRONTO – Avevamo già trattato del flusso anomalo di turismo montano. Oggi è apparso un post sui canali social dell’ente no profit, specializzato nel turismo lento e nella valorizzazione dei produttori che hanno scelto di lavorare in quei territori, nonostante la – ancora, purtroppo – fresca ferita del sisma.
“Tra ieri e oggi – dicono i responsabili nella nota diffusa via social – abbiamo assistito ad una serie di incidenti gravissimi sul Vettore e alla incessante fila di macchine che assaltavano la piana di Castelluccio si sono unite le inquietanti urla di sirene ed elicotteri, il nostro paradiso si è trasformato in un grottesco inferno del turista mordi e fuggi…. E’ necessaria una comunicazione adeguata quando si parla di turismo in montagna, venire in questi luoghi è diventato lo sfogo di chi non ha voglia di affrontare regole e autocertificazioni delle spiagge. Ci spiace, ma il post covid noi lo stiamo pagando troppo caro e se vogliamo dirla tutta non ci piace essere di moda e nemmeno una meta turistica ambita a discapito della consapevolezza, della sicurezza e del rispetto.“
Siamo riusciti a contattarli e per farci raccontare in maniera più approfondita il fenomeno che stanno vivendo da spettatori interessati.
“Sono giorni che assistiamo ad un via-vai mai visto sulle nostre strade. La montagna, in questo periodo post covid, si sta riempiendo sempre più di persone che non sono consapevoli di cosa sia il turismo lento. E non ci sta neanche aiutando questa situazione. Le norme, ad esempio, ci impongono (giustamente) un distanziamento nelle camere. Questo vuol dire che se ho tre prenotazioni di persone distinte avranno camerate da sei destinate a loro esclusivamente. Notiamo anche una difficoltà nel comprendere che si sta andando a fare una esperienza in un rifugio montano, non un B&B o un albergo. Spesso ci vengono fatte delle richieste su un consumo di acqua o di energia elettrica che collidono con la nostra struttura; che ha della sostenibilità la sua fonte di sostentamento. Spesso siamo visti come la camera più vicina alla fioritura di Castelluccio. Qui non ci sono acquedotti o tralicci, siamo collegati ad una fonte ed andiamo avanti coi pannelli solari. Ma anche il fatto accaduto ieri – le due persone coinvolte nella tempesta di fulmini, ndr – ci manda un segnale preoccupante. Chi è abituato ad andare in quota non si sarebbe mai avventurato, tutti noi avevamo visto il mal tempo arrivare. Un flusso così ampio è anche dovuto ad una mancata comunicazione per quanto riguarda il turismo montano. La pandemia ci ha messo nella condizione di capire solamente il lecito ed il proibito, senza fornirci alcun’altra informazione di comportamento adeguato. Aggiungo, in chiusura, che questo fenomeno allontana dalla montagna il turista abitudinario, colui che viene qui per fare una esperienza reale, rispettando la natura, apprezzandone la sua unicità e bellezza, ed acquistando (spendendo anche molto per ciò che cerca) prodotti nelle botteghe sparse nell’arquatano che sono vitali per la ripresa di un territorio.”
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