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Jeremiah Streng, un luccio per Castori: “Mi sto inserendo al meglio nella nuova realtà Ascoli”
Ha esordito con la maglia bianconera n. 11 a Como – 25’ per lui – e ha giocato titolare nel match col Catanzaro, al fianco di Mendes prima e di Rodriguez poi. Il volto nuovo del mercato di gennaio, Jeremiah Streng, ha parlato delle sue prime settimane all’Ascoli e di come si sta inserendo nel nuovo contesto. Dalla Finlandia porta con sé il soprannome di “hauki”, “luccio”, un pesce che si nasconde tra i canneti, sta in agguato e poi colpisce con gran rapidità. Da qui il detto finnico “Lähtee kuin hauki kaislikosta”, “come un luccio dal canneto”.
A spiegarlo è lo stesso Jeremiah:
“Nella mitologia finnica il luccio è un animale molto considerato e rispettato, è un pesce veloce e opportunista, mi chiamano così perché trovano delle affinità con le mie caratteristiche: fisicità, potenza fisica, velocità, corsa in profondità, stacco di testa sono le mie qualità, insomma sono un attaccante da area di rigore. Ho scelto il numero 11 perché mi ha portato fortuna nelle giovanili”.
Streng è arrivato tre settimane fa, ma dà l’impressione di essere all’Ascoli da più tempo:
“Mi sto ambientando e sto imparando l’italiano, qui il clima è più mite – in questo periodo in Finlandia si scende fino a -10° – Ascoli è una città carina, si vede che c’è molta storia, poi si mangia molto bene e le persone vivono senza stress. Ho cambiato molto le abitudini precedenti, come gli orari di cena, da noi si mangia alle 17:30 e poi spuntino alle 20:00”.
L’esordio a Como:
“E’ stata una partita difficile, quando sono entrato avevo emozioni di ogni tipo, è stato un momento importante della mia carriera e per la mia famiglia, che per me ha fatto tanti sacrifici e quindi anche i miei genitori erano emozionati per me e contenti per la vittoria”.
Domenica col Sudtirol è andato vicinissimo al gol di testa. Per l’esultanza avuta in occasione del gol del temporaneo 1-1 sembra già “castorizzato”:
“Ho capito subito che tipo di calcio vuole il Mister, chiede aggressività, la voglia di vincere i duelli, la determinazione. Diciamo che, vista l’importanza della partita e la spinta della tifoseria, non è stato complicato “castorizzarsi”. Cerco sempre di dare il massimo, non mi preoccupo mai se partirò dal 1’ o subentrerò perché la decisione spetta al Mister; mi preoccupo solo di dare il massimo anche fosse per pochi minuti”.
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