Indagine Cna, artigiani e commercianti di Ascoli “liberi” dalle tasse dal primo agosto
ASCOLI – Quest’anno “liberi” il primo agosto. L’anno scorso era il 5 agosto, due anni fa il 3. In un’alternanza stabile ma comunque in leggero e costante miglioramento, è questa la giornata in cui artigiani e commercianti di Ascoli Piceno chiudono per il 2019 i conti con le tasse e, appunto, dal primo agosto al 31 dicembre possono lavorare non più per le casse comuni (Stato, Regione, Comune) ma per il loro reddito familiare e d’impresa. Sono questi gli ultimi dati elaborati dal Centro studi della Cna nazionale che fissa al 58,7 per cento del suo reddito complessivo (a fronte del 59,7 per cento dell’anno precedente) la percentuale delle imposte che un piccolo imprenditore ascolano deve all’erario.
“Stabilità e qualche leggero miglioramento – commenta Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli – ma la strada per interventi veramente risolutivi per liberare risorse che le imprese possano utilizzare per investire, ammodernare e assumere, è ancora lunga. Il 2014, sempre in base al rapporto Cna, anno nero per le imprese all’azienda-tipo presa in esame, restavano poco più di 18mila Euro di reddito disponibile. Nel 2019 abbiamo, se così si può dire, strappato un reddito di quasi 21mila Euro. Ma quali investimenti si possono ipotizzare calcolando un reddito medio aggiuntivo di circa 3mila Euro. Davvero poco per una vera ripresa dell’economia e dell’occupazione. Senza contare che lo studio della Cna nazionale prende in considerazione sì una piccola impresa ma comunque con dimensioni e volumi abbastanza superiori a quelle standard che abbiamo nel Piceno”.
E infatti lo studio Cna fa riferimento a un’impresa individuale “tipo” che si ipotizza utilizzi un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e che abbia un negozio destinato alla vendita di 175 metri quadrati. Questa impresa “tipo” dispone, inoltre, di macchinari, attrezzature macchine d’ufficio e di un automezzo per il trasporto in conto proprio.
Ascoli può tuttavia consolarsi considerando che anche quest’anno, con il suo tasso di imposizione pari al 58,7 per cento, fa meglio della media nazionale che è al 59,7 per cento. Ma nel 2019 più comuni hanno fatto meglio. Nel 2018, infatti, il capoluogo Piceno si era piazzato al 47mo posto fra i 141 comuni (capoluogo e no) presi in considerazione dallo studio della Cna nazionale. Nel rapporto 2019, invece, scivola di dieci posizioni, piazzandosi al 57 posto. “Le azioni che il sistema Cna chiede di mettere in campo – spiega il presidente territoriale Cna, Luigi Passaretti – sono semplici ma fondamentali. Ovvero, introdurre in modo progressivo e credibile la tassazione secondo un piano che, sulla base delle risorse rese disponibili attraverso il recupero dell’evasione e la riduzione della spesa pubblica, preveda la riduzione delle aliquote Irpef ed elimini la discriminazione attuale operata per le detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali”.
Dati che quest’anno pongono il capoluogo Piceno a metà fra quelli marchigiani. Maglia nera, infatti, per Pesaro che si pone al 103mo posto in classifica, quindi Macerata (86mo), poi Ascoli e a chiudere Ancona (53mo posto) e Fermo (52mo).
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