Il regista ascolano Giuseppe Piccioni al Ventidio con “Promenade de Santè”

Il Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno rinnova la sua vocazione di luogo privilegiato per la creazione artistica, luogo vivo, abitato da artisti e lavoratori dello spettacolo ospitando dal mese di settembre il progetto Ventidio Basso casa del Teatro. Residenze d’artista promosso dal Comune di Ascoli Piceno con AMAT e realizzato con il sostegno di Regione Marche e MiC. Dopo la residenza e il debutto in anteprima nazionale de La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams con Elena Sofia Ricci per la regia di Pier Luigi Pizzi, la città di Ascoli Piceno ospita in questi giorni l’allestimento di Promenade de Santé di Nicolas Bedos con Filippo Timi e Lucia Mascino per la regia di Giuseppe Piccioni, spettacolo prodotto da Marche Teatro al debutto stagionale il 9 e 10 ottobre al Ventidio Basso.

“È da qualche anno che penso a un mio debutto nel teatro di prosa. Per lungo tempo – afferma il regista Giuseppe Piccioni che torna nella sua città natale -, grazie all’aiuto di Monica Capuani, mi sono messo a cercare un testo tra i nuovi drammaturghi in Europa per sottrarmi al richiamo rituale dei classici. Ho scelto Promenade de santé (Passeggiata di salute) di Nicolas Bedos per molti motivi. Il primo perché è un testo complesso, pieno di insidie e di possibili chiavi di lettura. Abbastanza aperto per poterne proporre una rappresentazione personale e l’ideale per un regista come me che ama lavorare con gli attori, che vede nel lavoro degli attori e con gli attori il cuore della propria ricerca, così come ho cercato di evidenziare nella mia esperienza cinematografica. Almeno finora. Per questo ho scelto Lucia e Filippo con cui avevo già condiviso l’avventura di un film. Per il loro talento e per il sollievo che mi procura lavorare con attori così appassionati, privi di calcoli, sempre pronti a rischiare qualcosa per cercare, sulla scena, un momento di verità.

“Un altro motivo che mi ha portato a questa scelta è quello di evitare, proprio nella cosiddetta seconda fase della pandemia, di infilarmi in temi che avessero direttamente a che fare con l’attualità, di fuggire cioè la tentazione di parlare della terribile esperienza che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi e, nello stesso tempo, rilanciare un’idea di contagio ben diversa, quella appunto del contagio amoroso, di una malattia necessaria che da sempre, ostinatamente cerchiamo di rinnovare, nonostante le controindicazioni, le conseguenze, sempre incapaci di giungere ad una  immunità che ci ponga definitivamente al riparo da possibili sofferenze. Che senso ha parlare d’amore nell’era post covid? Beh per me significa tornare a parlare di vita. Dopo la guerra in Jugoslavia si facevano solo spettacoli che parlavano di quella guerra appunto. Qualcuno disse che bisognava invece mettere in scena le commedie di Marivaux”

“Però, per qualche strana ragione, l’illusione che in quella ripartenza la pandemia potesse essere soltanto un brutto ricordo da lasciare alle nostre spalle, ha contribuito felicemente non solo alla messa in scena, ma anche a un imprevedibile flusso di energie creative, e ha nutrito un desiderio, condiviso con gli attori. Non volevamo fare semplicemente uno spettacolo. C’era l’urgenza e la responsabilità di tornare a fare qualcosa davanti a un pubblico, per quanto limitato dalle restrizioni che sappiamo. Il desiderio, appunto, di manifestarci in modo non rituale, di assecondare quella nuova energia e di trasferirla sulla scena. E poi ci sono Velia Papa e Marche Teatro, e l’occasione, cercata da tempo, di lavorare insieme”.

E sul film da lui girato ad Ascoli nella scorsa primavera, “L’Ombra del giorno”,Piccioni annuncia che “Siamo nella fase di post produzione ma non siamo riusciti ad essere a Venezia. Pensiamo di distribuire il film intorno a febbraio (nel periodo del Festival di Berlino,ndr) ed essere in sala a primavera”.

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