Beko ,Acquaroli a Comunanza per incontrare Sindaco, sindacati e lavoratori
Il presidente di “Pescara del Tronto 24.08.2016”: “I pescaresi rischiano di restare al palo”
ARQUATA – Due giorni or sono è avvenuta la visita istituzionale del commissario Legnini, accompagnato dal presidente Anci Marche, dalla vice presidente della Regione e dalle cariche politiche del Comune arquatano. Abbiamo cercato un riscontro anche dalle associazioni che hanno avuto modo di interagire con le forze politiche che si sono presentate a tale appuntamento. Vinicio Paradisi, presidente della Onlus “Pescara del Tronto 24.08.2016”, è una di queste figure di raccordo tra le istituzioni e la cittadinanza. Abbiamo così cercato di avere un riscontro da chi quel territorio lo vive da cittadino e da cassa di risonanza per gli altri compaesani.
“Io sono andato all’incontro per parlare del caso particolare di Pescara del Tronto e sono a conoscenza che nella giornata di oggi – ieri, ndr – c’è stata una riunione nella Capitale per trattare del nostro caso“. Inizia così il racconto del presidente. “Prima di tutto la visita è servita per dirci che le frazioni non perimetrate potranno far partire i lavori. Noi – e tutte quelle alla sinistra del Tronto – non rientriamo in questa casistica. La nostra particolarità rispetto alle altre – e che chiederebbe un trattamento ed una attenzione diversa – è che abbiamo il problema del nuovo sito.
Cosa intendo? Non è un segreto che Pescara del Tronto non potrà essere ricostruita nella medesima posizione. Gli organi competenti – vi sono stati parecchi dossier prodotti dall’Università di Roma e di Camerino, ma anche del CNR – hanno compiuto degli studi sul nostro territorio e ci hanno indicato due zone che sono «più sicure» delle altre. La prima si trova in un posto scosceso e sconnesso, e ci avrebbe permesso di ricostruire metà del paese; il secondo, invece, ci avrebbe permesso di riaprire due terzi della vecchia Pescara. Questo sito, che sembrava essere l’opzione più logica, ha avuto un imprevisto. A pochi passi – di fatto adiacente – dal terreno individuato è stata aperta una discarica di materiale di recupero per il traforo di Trisungo. Oltre cento mila tonnellate di rifiuti hanno invaso quella zona. Questa novità mi ha messo nella condizione di avere dei dubbi circa la reale e nuova sicurezza dello stesso. Prontamente sollevata la questione, non abbiamo avuto risposta dall’allora commissario Farabollini. Così ci siamo adoperati per provare a fornire noi delle proposte spendibili e sostenibili. Abbiamo pensato così di indicare i terreni che ad oggi ospitano (in parte) la zona industriale di Pescara. Una scelta del genere ci avrebbe permesso di progettare e costruire ottanta abitazioni. Non solo, avremmo avuto una collocazione dove è già presente una prima urbanizzazione (rete fognaria, rete elettrica…), i costi per coronare il sogno di avere di nuovo il nostro paese sarebbero stati molto più bassi! . Senza contare che, ad oggi, una parte di quello spazio è occupata da una cooperativa agricola per la produzione di vino (che non è mai partita, da quello che so). Senza neppure dimenticare che abbiamo anche espresso la possibilità di insediare il paese nella parte alta, e cioe’ lungo la strada. Qui il terreno sembra non aver avuto cedimenti. Anche qui, però, nessuno ci ha fugato i dubbi circa la sicurezza di queste due ipotesi. Attendiamo fiduciosi di vedere la realizzazione del progetto che l’archittetto Boeri – vincitore della gara d’appalto, ndr – ci presenterà. Sappiamo che ci vorranno tra i sei mesi fino ad un massimo di un anno per visionarlo.
Racconto tutto questo per dire che, oltre al fatto di non essere una delle frazioni che potranno partire con la ricostruzione nell’immediato, quando le altre perimetrate potranno dare il via ai lavori e seguire un percorso di normale ripresa della normalità; noi rischiamo ancora di restare al palo. Mi viene detto che i cittadini di Pescara devono indicare la nuova ubicazione, io dico che nessuno ci ha fugato le perplessità. Sembra che la colpa di questa stasi debba ricadere su di noi. Non dimentichiamoci mai che noi abbiamo avuto cinquanta morti dei cinquantadue totali per le Marche.”
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