Il Pd all’attacco: “Con il commissario Castelli la ricostruzione post sisma rallenta”
Rischia di diventare un clamoroso boomerang il Rapporto fatto pubblicare lo scorso maggio dal commissario straordinario per la Ricostruzione post sisma Guido Castelli. I dati lì contenuti, infatti, comparati con quelli elaborati dal suo predecessore Giovanni Legnini, indicano un significativo rallentamento delle procedure. A incaricarsi di questa analisi certosina è stato il consigliere regionale del Partito Democratico Romano Carancini.
“Il re è nudo – afferma Carancini -: per smascherare l’ossessiva auto celebrazione di Castelli sui suoi risultati della Ricostruzione post sisma è stato sufficiente avere la curiosità di andare a guardare i numeri e non cedere a quella narrazione che l’ex assessore regionale, a suon di comunicati stampa (ben 310 da gennaio 2024 a oggi), è riuscito a far diventare patrimonio comune anche tra tanti amministratori locali delle zone del cratere sismico. In altri termini, è bastato fare un’analisi comparata tra i dati relativi alla ricostruzione privata contenuti nel report fatto pubblicare a maggio da Castelli con quelli dell’ultimo elaborato dall’ex commissario Legnini a fine 2022. I risultati non solo dimostrano come la Ricostruzione post sisma nel corso del mandato di Castelli si sia oggettivamente rallentata, ma addirittura certifica come la vera svolta sia stata impressa durante la gestione di Legnini”.
“Non voglio fare alcuna speculazione politica – continua il consigliere dem – perché non si può giocare con i drammi e le difficoltà delle persone che hanno vissuto la dura esperienza del terremoto, ma i fatti sono fatti e i numeri non mentono. Castelli è stato nominato commissario straordinario alla Ricostruzione il 13 gennaio del 2023 e il suo ultimo Rapporto sulla Ricostruzione Sisma 2016 rendiconta dei suoi primi 17 mesi. In questo periodo sono state approvate 2521 richieste di contributi con la concessione di 1.413.290.510 euro, per una media di 4,94 pratiche al giorno e l’erogazione di 83.134.735 di euro al mese. Nel 2022, sotto la gestione Legnini, le pratiche giornaliere evase furono 5,43 per una media mensile di finanziamenti erogati pari a 87.016.949 euro. Se poi guardiamo al 2021, sempre con Legnini al vertice della struttura commissariale, scopriamo che le pratiche approvate furono mediamente 7,81 al giorno e i contributi concessi addirittura 121.912.395 euro. Inoltre, il report smentisce anche la presunta crescita di una fiducia dei cittadini e di una maggiore collaborazione tra lo stesso Castelli e gli enti locali, tanto è vero che le richieste avanzate negli ultimi 17 mesi figurano essere 1936, ovvero 3,79 pratiche al giorno, contro le 3505 del 2022 con Legnini, pari a 9,6 pratiche al giorno. Da ultimo, il Rapporto presentato da Castelli è anche immotivatamente omissivo, visto che mancano sia i dati relativi alle risorse erogate per la Ricostruzione pubblica del Centro Italia (durante la gestione Legnini furono 204 miliardi nel 2019, 265 nel 2020, 559 nel 2021 e 854 nel 2022), sia quelli riguardanti il tempo medio trascorso dalla presentazione delle domande al decreto di liquidazione (con Legnini si passò dalla media di 583 giorni fatta registrare dal commissario Farabollini a 130 giorni). Perché tanta reticenza? Non lo sappiamo ancora, ma temiamo che queste lacune non siano casuali”.
“Oltre le apparenze contano i numeri – aggiunge la capogruppo del Pd Anna Casini – e quelli snocciolati dal Partito Democratico evidenziano il freno a mano tirato sulla ricostruzione post sisma nell’epoca post Legnini. Non mi meraviglio di nulla: il governo Meloni è stato il primo a creare il caos con la cessione dei crediti nel cratere e la giunta Acquaroli, con la legge urbanistica, ha generato non pochi problemi agli uffici e ai cittadini che invece necessitavano una velocizzazione delle pratiche. Da un anno a questa parte non ci sono nuove risorse per il sisma anzi sono state tagliate, e senza una proroga del superbonus cratere fino almeno al 2029 con la riattivazione della cessione dei crediti e la loro compensazione, rischiamo il pantano a causa degli accolli che dovranno subire le famiglie. Se in alternativa dovessero rivedere i costi parametrici della ricostruzione, sarà necessario comunque immettere nuove risorse, che però ad oggi non si vedono. Tutte le parti politiche concordano sulla necessità di un grande ripensamento dello sviluppo economico, sociale ed infrastrutturale del centro Italia, ma senza la restituzione delle case ai cittadini che le abitavano, qualsiasi iniziativa resterà vana”.
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