Il Movimento 5 Stelle: “Su Medicina d’urgenza presenteremo una denuncia”

ortopedia

Pubblichiamo una nota del Movimento 5 Stelle sulla Medicina d’Urgenza dell’ospedale di S.Benedetto

Ormai la situazione è diventata insostenibile, alla mancanza di personale, di posti letto, all’accorpamento dei reparti, all’affaire medicina d’Urgenza si è aggiunto quello della Risonanza Magnetica ferma da quasi un mese a tutto vantaggio del privato e del privato convenzionato. La causa è sempre la stessa: la mancanza di personale per la regolare funzionalità di reparti vitali e il mancato aggiornamento tecnologico delle attrezzature per la diagnostica (TAC RMN). 

O forse ci sono interessi occulti che lavorano al depauperamento, lento e programmato, della struttura per favorire il privato?

Il deficit di personale è noto da tempo, denunciato a tutti i livelli; riguarda l’intera struttura con criticità evidenti ad esempio in Cardiologia, dove sono a rischio i turni di notte dell’UTIC (Unità operativa di Terapia Intensiva Cardiologica). Male, molto male. Ma andiamo con ordine. 

Per quanto riguarda la Risonanza magnetica (RMN), già fiore all’occhiello del “Madonna del Soccorso” con circa 7.000 prestazioni all’anno, funziona da anni ad intermittenza e mostra gli inesorabili segni del tempo, costringendo i cittadini che ne hanno urgente bisogno a recarsi presso cliniche private, a pagamento naturalmente, che, guarda caso, detengono RMN nuove di zecca e di ultima generazione. 

Nello scorso mese di Aprile i sindacati di categoria hanno denunciato una “lenta agonia del reparto di radiologia per la mancata assistenza e manutenzione alle apparecchiature… quali TAC e risonanza” sottolineando “una incomprensibile inefficienza organizzativa che comporta lo spostamento dell’utenza verso il privato” laddove si sono registrati nel 2020 ben 40 mila potenziali prestazioni in meno rispetto al 2018 e al 2019, ovvero il 40% in meno.

 

La Medicina d’Urgenza è un reparto essenziale per un ospedale che voglia mantenere un efficiente standard qualitativo, poiché si occupa di pazienti potenzialmente in pericolo di vita: non è certamente tollerabile il “rattoppo” effettuato attingendo ad altri reparti. Per legge il reparto di Medicina d’Urgenza non può essere operativo part time, ma deve essere operativo e accogliere H24, soprattutto in un ospedale di primo livello, quale è, o meglio come dovrebbe essere, il Madonna del Soccorso. Nessun’altra ipotesi raffazzonata può sostituire la MURG visto che il medico d’urgenza ha molte conoscenze ed esperienza tecnico–specialistica che altri non hanno, vedasi estrema confidenza con le tecniche di intubazione, essenziali in tempo di pandemia.

 Per tutte queste motivazioni, crediamo si stia delineando una condizione riferibile alla “interruzione di pubblico servizio”, reato disciplinato dal Codice Penale il quale sanziona le stesse condotte di un ufficio, servizio pubblico o servizi di pubblica necessità. Al riguardo la Cassazione, Sez. 6, 46461/2013 si è pronunciata: “L’art. 340, in linea con l’interesse tutelato, sanziona non solo la condotta che abbia comportato l’interruzione del servizio pubblico di cui si tratti, bensì anche il comportamento che abbia inciso semplicemente sul regolare svolgimento dell’ufficio o servizio pubblico”. A questo punto riteniamo sia un atto dovuto presentare denuncia sia alla Procura della Repubblica, sia al Ministero della Salute.

Il Movimento 5 Stelle San Benedetto del Tronto si è espresso più volte in tempi non sospetti: la situazione del nostro ospedale negli anni a venire sarebbe peggiorata ancora di più, ed è quanto sta avvenendo. Purtroppo i nostri appelli sono caduti nel vuoto, tanto che oggi troviamo i lupi a guardia delle pecore, diretta conseguenza dei risultati delle ultime elezioni regionali. I riflessi sulla sanità provinciale paiono evidenti, pende completamente verso ovest, con l’unico rappresentante sambenedettese ormai da tempo dato per disperso: crediamo abbia raggiunto lo scopo che si era prefisso e non ci pare in linea con i desideri della popolazione sambenedettese, persino di chi ha contribuito ad eleggerlo che ora dovrebbe recitare un sincero mea culpa.

La realtà è che oggi la città di San Benedetto del Tronto NON HA rappresentanti in regione a difesa del “Madonna del Soccorso”, portavoce che parlino con i fatti e non con le chiacchiere, come non esiste più chi denuncia alla Procura le malefatte e gli inciuci politici sulla sanità, non c’è più chi manda la Guardia di Finanza nei reparti a verificarne la funzionalità, non c’è piu chi diffida i dirigenti, non c’è più chi chiede ispezioni ministeriali. Ora procede tutto in maniera inerziale, come se lo spolpamento del nostro ospedale fosse cosa dovuta.

Con il cambio di maggioranza sembra di essere passati dalla padella alla brace: la precedente amministrazione mostrava chiare “simpatie” per la sanità privata; paradossalmente oggi parecchi esponenti di quella gestione, fuori dai giochi, tendono ad appoggiare le nostre posizioni. 

Un po’ tardi, ma estremamente significativo. 

Verso l’attuale maggioranza c’è ben altro da imputare: oltre alla volontà dei politici ascolani di blindare la struttura di Ascoli come polo provinciale, con un chiaro doppio gioco politico affermano da un lato di aver annullato l’ospedale unico a Spinetoli con una insignificante mozione, dall’altro invece, sottotraccia, tentano evidentemente di far sfumare il progetto per un nuovo ospedale nel comprensorio sambenedettese.

La prova del nove di quanto affermiamo è la nascita di un comitatino – a sparo finito – nato appositamente allo scopo di denigrare il progetto del nuovo ospedale, e per tessere lodi fasulle e fuorvianti a favore della vecchia, obsoleta e inadeguata struttura.

Speriamo che questo nostro atto serva a chi di dovere per muoversi e controllare cosa sta succedendo al “Madonna del Soccorso” perché secondo noi la politica di governo regionale sta usando due pesi e due misure. Occorre muoversi velocemente per caldeggiare il ripristino della nostra struttura pubblica proprio perché è ben nota la posizione della destra sovranista, sul modello lombardo, dove il motto è “privato è bello”. 

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