Il Comune di Arquata invia le proprie proposte alle istituzioni per avviare la ricostruzione
ARQUATA DEL TRONTO – Il Comune, in consorzio con associazioni e comitati ivi presenti, ha prodotto, dopo uno stringente lavoro di sintesi, una missiva inviata con posta certificata alle Istituzioni del Governo centrale.
La richiesta – non la sola – è quella di non lasciar cadere la possibilità di emendare il DL Rilancio con delle misure ad hoc per il Centro Italia terremotato, con un occhio di riguardo ai Comuni del “primo cratere”. Abbiamo anche chiesto un commento al vicesindaco di Arquata, firmatario del documento. Al termine delle sue dichiarazioni vi sarà una spiegazione dei punti toccati dalla lettera spedita ieri.
“Per quanto riguarda questa lettera, fatta in accordo coi comitati, è importante per dare uno spunto al commissario Legnini, in vista del prossimo incontro che avremo con lui.” Queste le prime parole di Franchi. “La sua opera è iniziata in maniera ottimale. Ci sono state molte pratiche burocratiche che hanno stoppato il percorso della ricostruzione. Il nostro desiderio è snellire tutto il procedimento, consapevoli di non aver scritto dei dogmi assoluti. Sono delle soluzioni possibili. Noi abbiamo bisogno di un rilancio per queste zone. Diamo la massima collaborazione a Legnini ed alle associazioni per far sì che questo territorio possa avere delle risposte serie e concrete. Se lavoremo e faremo un gioco di squadra saremo in grado, consapevoli che il commissario sia una figura all’altezza della sfida, di realizzare un ottimo risultato.”
Emendare il DL Rilancio
La ricostruzione desiderata ed anelata non è solamente quella materiale dei plessi lesionati dall’impeto del sisma. Ciò che lascia trasparire tale testo è anche un necessario recupero del tessuto sociale ed economico della terra scossa dagli eventi tellurici del 2016. Il primo traguardo messo nel mirino è l’estensione del sismabonus ed ecobonus (al 110%) anche alle seconde case nel “primo cratere”, con un ampliamento temporale che ne consenta il reale utilizzo. Queste, oltre ad essere la maggior parte delle strutture presenti nel territorio, sono viste come una via preferenziale per la ripresa economica della cittadina. Il tutto andrebbe realizzato in un periodo che arriverebbe fino al 2025-26 – la riforma ha validità fino al 2022 – ed attraverso l’uso del credito d’imposta.
Tessuto economico-sociale da recuperare
Fino al completo recupero della zona – termine della ricostruzione – l’auspicio è quello di avere una defiscalizzazione per chi delocalizza le proprie attività imprenditoriali in quei territori, anche in parte. Vi è anche un’apertura alle filiali “virtuali” di società disposte ad investire, purchè assumano personale del posto. Tale ipotesi è strettamente dipendente dalla realizzazione della copertura della rete in fibra ottica. Il tutto andrebbe ad arginare il fenomeno dello spopolamento, non riccorendo solamente ad incentivi per il mondo dell’agricoltura; realizzando, perciò, un tessuto economico eterogeneo – che tenga conto dell’antica vocazione di tutto l’arquatano, sia economica che religiosa – e recuperando le artiere stradali impantanate nei lavori.
Stabilizzare i contratti a tempo indeterminato e semplicazione della realizzazione delle opere pubbliche
Il Comune prevede un flusso di progetti per i contributi statali che oscillerà tra i due mila e le due mila e cinquecento. Per portarli a termine serviranno dai tre ai cinque anni. Il meccanismo della stabilizzazione permetterà di non disperdere conoscenze acquisite, e favorirà l’avvicendamento dei dipendenti pubblici. A questo discorso va ancorata anche l’ideazione di meccanismi che rendano più agevole la realizzazione delle opere pubbliche, con una preminente attenzione per l’urbanizzazione di primo livello.
Risolvere alcune criticità dell’ordinanza 100, rimozione e smaltimento delle macerie, e linee guida da parte della Sabap Marche
Il sisma ha demolito l’archivio del Comune, lasciando ben pochi documenti reperibili per avanzare dei progetti come l’ordinanza richiede. Questo è solamente uno degli esempi. Il Comune lamenta un’eccessivo appesantimento burocratico, che talvolta porta anche ad esiti negativi – in luogo della valutazione degli stessi elaborati prodotti -, anche per uno stringente e legale lavoro di cesura operato dalla Conferenza Regionale. L’ente pubblico segnala ancora il persistente stanziamento delle macerie, la rimozione delle stesse è vista come “cruciale. E’ anche raccomandato di trattare lo smaltimento del materiale prodotto da demolizione o ricostruzione come rifiuti urbani, onde evitare di doverli portare in discariche distanti. Da ultimo: si palesa la necessità di avere delle linee guida sulla ricostruzione da parte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche, condivise con tutti gli enti operanti in loco.
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