Il comitato Ponterotto: «Stefano Muzi ci snobba e incontra altri cittadini»

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Incontri in comune, il comitato Ponterotto: «Stefano Muzi ci snobba e organizza incontri paralleli con altri cittadini».

La protesta del comitato. «Il consigliere Muzi – fa sapere il comitato in una nota – nei giorni scorsi ha invitato un gruppo esterno al comitato, dando vita ad una piccola assemblea in cui sono stati discussi vari problemi del quartiere. Non è successo solo ieri: questa situazione va avanti da tempo. Sembra che il consigliere intenda “snobbarci” e andare avanti per strade sue. A questo nuovo gruppo, Ponterotto For Ever, proponemmo anche di partecipare almeno alle assemblee di comitato di quartiere o dello Sportello Amico, ma non hanno fatto né l’una né l’altra cosa. E nemmeno hanno proposto una riunione. Siamo amareggiati di questa situazione. Ci piacerebbe incontrare il consigliere per chiarire la questione, che riteniamo di una certa gravità».

La richiesta di dimissioni. Sull’argomento intervengono anche alcuni membri della minoranza. «Abbiamo saputo da fonti attendibili – dicono Rosaria Falco e Marco Curzi – che addirittura prospetterebbero come possibili le dimissioni di membri del comitato di quartiere Ponterotto, a causa di deprecabili comportamenti del consigliere Muzi. Costui, bypassando completamente il comitato, avrebbe creato e sarebbe amministratore di un gruppo chiuso su Facebook denominato Ponterotto For Ever, che annovera circa 430 iscritti, per parlare e risolvere, a suo dire, le problematiche di questa parte della città. Ora, premesso che le istituzioni comunali hanno il dovere di rendersi riferimento e portavoce di tutto il territorio cittadino senza palesi preferenze, già il controllo di questo gruppo da parte del consigliere costituisce una azione in palese conflitto di interessi tra le sue funzioni e l’autoproclamazione a paladino di un quartiere. Ma non basta, il sig. Muzi avrebbe incontrato alcuni componenti del gruppo (non era il sindaco che in consiglio comunale ci rimproverava per l’uso dei social a scopo di critica politica, accusandoci di fare campagna elettorale???), tra cui sembra l’altro amministratore del gruppo social, in Comune, per dibattere su buche e potature , sempre ignorando completamente il preposto e competente comitato di quartiere, anzi pare prendendosi il merito di alcuni interventi richiesti dallo stesso comitato.

Ora questa cosa la troviamo intollerabile, e la dice tutta, al di là dei proclami, di come questa amministrazione consideri i comitati di quartiere, ossia o scudo e paravento, a volte con il tacito assenso di alcuni componenti, per giustificare e legittimare alcune decisioni e azioni non condivise ed arbitrarie, oppure simulacro di un finto confronto, o addirittura un orpello inutile da ignorare creando centri di interesse alternativi, discutibili non per le intenzioni dichiarate intendiamoci, è positivo che i cittadini si attivino per segnalare e discutere i problemi della città. Ma che un gruppo sia ora legittimato dal suo creatore (istituzione) a interfacciarsi come punto di riferimento con le istituzioni, senza coinvolgere ed interpellare l’entità a ciò preposta, nei fatti delegittimandola, è una cosa che troviamo gravissima. Oltretutto non è difficile vedere dietro queste azioni una degenerazione di basso clientelismo preelettorale, fatto di buche tappate e promesse, una copia di basso livello di più elevate forme clientelari cui questa amministrazione ci ha abituati. Invitiamo il consigliere Muzi a scusarsi col comitato di quartiere, a lasciare il ruolo di amministratore palesemente conflittuale col suo ruolo istituzionale, e a rispettare le competenze, invitando i cittadini a rivolgersi all’ente preposto, unico interlocutore legittimato a rendersi portavoce dei cittadini, che non toglie il libero scambio e la discussione sui tantissimi gruppi social esistenti sul territorio. Esiste un motivo se chi riveste cariche elettorali e politiche non può far parte, da regolamento, dei comitati di quartiere, ebbene lo scaltro Muzi pensa di bypassare tale divieto in questo modo, cercando di crearsi un suo personale “comitato”, gestito da lui e da quelli che pubblicamente chiama “amici”. Ebbene, di questo modo di operare ne abbiamo piene le tasche».

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