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Il CineOcchio – “La forma dell’acqua”, la straordinaria nuova favola di Guillermo Del Toro candidata a 13 Oscar
Il film è ambientato nel 1962 a Baltimora, USA, sullo sfondo della guerra fredda, della lotta per l’emancipazione dei neri e di un’America moralista, bigotta e discriminante. Elisa, ragazza muta, manda avanti la sua vita in una noiosa e tranquilla routine, fatta di pulizie in un laboratorio governativo e “chiacchiere” con i suoi due unici amici, la collega di colore e logorroica Zelda ed il suo vicino di casa Giles, artista omosessuale. La vita della protagonista viene però sconvolta dal giorno in cui al laboratorio viene portata una creatura anfibia-umanoide, catturata dagli americani in Amazzonia dove veniva venerata come una divinità, per essere studiata e magari utilizzata contro i nemici russi. Elisa, viene immediatamente attratta dallo strano essere e riesce a instaurare una comunicazione tramite il linguaggio dei segni. Tra i due nasce così un rapporto muto, una sorta di corteggiamento proibito e portato avanti da entrambi, fatto di piccoli gesti come ascoltare musica insieme e mangiare uova, cibo preferito dal mostro. Ovviamente Elisa sa che quel rapporto deve restare segreto e scopre anche che la povera creatura, anche se rivelatasi “umana”, in grado di comunicare e provare sentimenti, sarà irrimediabilmente torturata e vivisezionata in seguito agli ordini del temibile colonnello Strickland. La protagonista decide quindi di azzardare a far evadere la creatura e portarla in salvo con l’aiuto di Zelda, Giles e del dottor Hoffstetler, spia russa infiltrata ed incaricata di uccidere lo strano essere ma talmente affascinato dal mostro a tal punto di non ubbidire agli ordini di Mosca ed aiutare la ragazza a far restare in vita l’anfibio. Elisa riesce a portare in casa la creatura, dove tra i due nasce un vero e proprio amore, ma viene irrimediabilmente scoperta dal colonnello Strickland che si mette sulle loro tracce fino ad arrivare ad un finale concitato, strappalacrime, favolistico ed inequivocabilmente romantico.
Il film è una favola diversa, tra il dark ed il fantasy, in cui Guillermo Del Toro riesce a destreggiarsi al meglio toccando diversi stili, dalla storia sentimentale al thriller al dramma, e tessendo il tutto alla perfezione in un racconto bellissimo, tenero e commovente che ha portato la pellicola ed il suo regista alla vittoria di 2 Golden Globes ed 1 Leone d’oro e alla candidatura a ben 13 Oscar.
Del Toro ha saputo creare una splendida storia in cui i due protagonisti sono differenti da tutto ciò che li circonda e si sono trovati grazie alla loro diversità, ai piccoli gesti, alle parole non dette che hanno reso possibile ed autentico un amore impossibile in cui spicca la contrapposizione alla brutalità del colonnello e al perbenismo bacchettone degli USA anni ’60. La pellicola è un’ode agli emarginati, che pur essendo messi in disparte riescono con la loro forza di volontà a vincere sui veri mostri che si spacciano per seri, moralisti e difensori dei veri valori della civiltà pur vedendo la realtà coi paraocchi, o bianca o nera, senza cogliere le mille sfaccettature che rendono allo stesso tempo diverso ed unico il nostro mondo. Il tono favolistico è stato reso ancor più reale dalle splendide musiche di Alexandre Desplat, già vincitore di un Oscar per la colonna sonora di “Grand Budapest Hotel”, ma soprattutto dalla bellissima fotografia e scenografia curate nei minimi particolari, soprattutto a livello cromatico. Salta infatti all’occhio la tonalità del verde, che richiama il colore della creatura anfibia, in ogni sua sfumatura e proposta in ogni dove, contrapposta al bianco dei camici dei dottori e al grigio scuro del vestito dell’antagonista Strickland e sono anche da notare i piccoli dettagli di rosso come le scarpe e la fascia per capelli che indosserà Elisa dopo aver liberato la creatura ed essersene innamorata.
Un gran bel film, una storia d’amore insolita che sicuramente si porterà a casa qualche statuetta. Assolutamente consigliato!