I terremotati alla delegazione M5s: “Non ne possiamo più, siamo stati abbandonati”

Ieri, una delegazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, composta da Luigi Di Maio, Laura Castelli e Patrizia Terzoni e dal Consigliere Regionale, sempre del Movimento 5 Stelle, Peppe Giorgini, ha incontrato gli sfollati del terremoto ospitati all’Hotel Canguro a San Benedetto del Tronto.

L’incontro inizia alle 15 e la delegazione viene ricevuta da circa una cinquantina di terremotati. Nell’aria si respirano pesantezza e malessere, ma anche attenzione e curiosità per quei parlamentari che sono venuti ad ascoltare i loro problemi.

“Siamo qui per capire, innanzitutto, cosa non sta funzionando – esordisce Di Maio – perché ieri volevamo sistemare il vecchio decreto sul terremoto a Montecitorio ed integrarlo. Il prossimo decreto che verrà fatto è l’ultima speranza che abbiamo. Questo è un incontro di ascolto, quindi siete voi a dover parlare”. Risponde per prima una signora dall’accento straniero che si limita a ringraziare la delegazione dicendo: “Siete gli unici che finora siete venuti ad ascoltarci ed a parlare con noi”. Di Maio ringrazia con un cenno del capo ma subito dopo l’atmosfera inizia a scaldarsi.
“La mia casa sta crollando ed è piena della mia roba – afferma una donna di Grisciano (frazione di Accumoli) – i problemi si sono accumulati e sono paurosi. Noi siamo stati dimenticati, le amministrazioni non ci filano, non riusciamo nemmeno ad assistere ai consigli comunali. Le casette che ci hanno mandato sono solo bicocche. Vasco Errani (il Commissario per la Ricostruzione) sembra un cadavere”.

Di Maio chiede allora se ci sia un interlocutore unico per tutti ma dalla platea parte un diniego secco. “Un commissario unico non può gestire i problemi di quattro regioni – tuona un uomo seduto alle prime file – ci vuole un aiuto maggiore ma nessuno lo chiede. Si parla sempre di burocrazia ma questa è diventata solo un modo di giustificare l’incompetenza delle persone. Ci vuole almeno un altro commissario, ma gli amministratori non lo chiedono”.

“Ho chiesto un incontro col Comune e non ho mai avuto risposta – esclama, alzandosi in piedi, un signore che esplicita fieramente le sue origini arquatane – il mio sindaco non si è mai fatto vedere qua all’hotel. Ad Arquata manca ancora la mappature degli edifici da demolire e mi sa che non torneremo a casa nemmeno quest’estate. La neve non l’hanno potuto spalare perché siamo invasi dalle macerie. Potrebbero affidare questi piccoli lavori a delle ditte locali, io stesso ne ho una e mi sono più volte offerto ma sono stato sempre ignorato. Se ci avessimo pensato noi, da soli, qualcosa forse avremmo risolto, invece chiamano ditte da fuori che poi, il più delle volte, non si presentano. Ma dove diavolo è l’Amministrazione?”.

Una donna conferma il contenuto di quest’ultimo intervento ed aggiunge: “Togliere la neve è di competenza dell’Anas, ma l’Anas non ha ripulito le strade nonostante i due metri di neve accumulati. Il motivo? Aveva dato degli appalti a ditte che non si sono presentate”.
Di Maio ascolta tutti senza intervenire, poi chiede, provocatoriamente, se qualcosa funzioni ed i no tuonano. L’atmosfera pare arroventarsi ed il forte disagio in cui vivono queste persone sta emergendo in modo chiaro e schietto e l’aria ne è pervasa.

“Siamo stati deportati – esplode un uomo che si alza in piedi e si avvicina alla delegazione per farsi sentire meglio – e dopo maggio, quando qui all’hotel comincerà la stagione estiva, che fine faremo? Siamo andati a manifestare a Roma e ci hanno fatto fare 4 chilometri a piedi, compresi gli anziani. Siamo stati scortati come ultras e siamo arrivati a Montecitorio con un’ora e mezza di ritardo. La montagna è stata abbandonata e svalorizzata, per lo Stato noi montanari siamo un peso. Il Governo è assente, la Regione è assente. Qua siamo tutti molto stanchi, provati ed arrabbiati, io non posso più guardare negli occhi i miei figli perché non sono in grado di garantire loro un futuro. Ma vi pare normale? Io ho dovuto mettere in sicurezza il mio stabile a spese mie, pensate a che punto siamo arrivati! Vasco Errani non fa altro che zittire i sindaci, quello è il suo vero scopo”.

“Ho solo una domanda da fare – interviene sobriamente un consigliere comunale di Arquata del Tronto che, rivolgendosi a Di Maio, chiede – lo Stato vuole farci tornare a casa? Curcio (il capo dipartimento della Protezione Civile) dice che va tutto bene e che la Protezione Civile funziona a meraviglia ma non è affatto vero. Oggi è arrivata una lettera al comune di Arquata per far ripartire le imprese con 640.000 euro. Ma non bastano per far nulla! Ci avevano promesso che ci saremmo rimessi in piedi in una settimana e sono passati più di tre mesi. Dicono che dobbiamo farci da soli le gare d’appalto. Ma come? Come facciamo? Qui ci vuole una gara nazionale o addirittura internazionale”.

Di Maio allora domanda se funzioni almeno il sostegno psicologico e dalla platea si sente un altro forte diniego misto a risata e qualcuno dichiara che alcune famiglie, che avevano la seconda casa ad Arquata e la residenza a Roma, hanno dovuto pagarsi lo psicologo da soli nonostante abbiano perso i congiunti.

“Ci serve aiuto – è l’appello disperato di un uomo, che pare contenersi per non esplodere dalla collera – tu sei l’unico venuto ad ascoltarci e lo apprezziamo, ma manca solo che ci mettiamo in ginocchio. Ma cosa dicono i parlamentari, che fanno i tuoi colleghi? E’ una vita che parlo e protesto e nessuno mi ha mai ascoltato. Cosa possiamo fare? Ma nelle mani di chi siamo? Io i politici qua li ho visti solo per mettersi in passerella e farsi fare foto ed interviste. Non ho parole, non so cosa fare”.

Ascoltati tutti gli interventi, Luigi Di Maio riprende la parola: “Noi siamo qui per ascoltare cosa non funziona e per mettere le vostre proposte nel prossimo decreto terremoto. Non possiamo perdere quest’ultima occasione. Il nostro dovere è, appunto, dire cosa non va. Quando abbiamo evidenziato le criticità ed i malfunzionamenti della gestione dell’emergenza terremoto, siamo stati additati come sciacalli e disfattisti. Fino ad ora si è celebrata la macchina della Protezione Civile migliore del mondo, ma neanche gli spazzaneve sono arrivati in alcune zone ed hanno avuto un mese in più per prepararsi, contando che a dicembre non ha neanche nevicato. La speranza è appunto in questo nuovo decreto e vi invito a scendere di nuovo in piazza se non riusciremo ad inserirci le vostre proposte per risolvere i vostri problemi. E’ ora che finisca questa dittatura dell’ottimismo, che si inizino a dare anche le cattive notizie senza censurare le voci critiche. Quel che è peggio è che davvero di rado ho trovato scritto nei quotidiani quel che non funzionava il merito al terremoto”.

Fatta questa chiosa, la delegazione parlamentare si alza per andare ad incontrare altri terremotati ospitati in un altro hotel della zona. Molta gente si avvicina a Di Maio ed agli altri parlamentari per stringer loro la mano e ringraziarli. Un po’ di speranza pare essersi riaccesa nelle persone e qualcuno appare più sorridente. C’è solo da augurarsi che i loro bisogni non siano di nuovo disattesi.

a.c.

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