I Disoccupati piceni:”La situazione è peggiorata. Servono interventi decisi”
ASCOLI – I Disoccupati piceni ricordano che “Questa settimana, è caduto l’anniversario della “Marcia per il lavoro del Piceno”. Un avvenimento che vedeva tutto il “territorio unito”, per segnalare soprattutto la crisi del settore economico industriale privato. In quell’occasione, furono organizzati due cortei, con partenza rispettivamente da Ascoli e San Benedetto e arrivo entrambi a Spinetoli. Alla manifestazione organizzata dieci fa, aderirono la Regione Marche, Provincia, i Comuni del territorio Piceno, le Associazioni di Rappresentanza del mondo delle Imprese Artigiane, Commerciali, Cooperative, parti sociali, lavoratrici, lavoratori e semplici cittadini. L’intera comunità si mobilitò, per portare all’attenzione del Governo, la crisi del Piceno e per chiedere risorse per un nuovo modello di sviluppo e per affrontare il rilancio dell’intero territorio dal “mare ai monti” dicono i Disoccupati.
“Molti politici e rappresentanti promisero d’intervenire per migliorare la situazione generale. Parecchi di noi, oggi disoccupati, nel lontano 2009 ancora avevano un lavoro, e buon welfare. La situazione economica-sociale attuale, è totalmente cambiata, numerose grandi e micro aziende hanno chiuso. Il disaggio economico, nel Piceno è iniziato prima ancora, del terremoto devastante del 2016. L’attenzione della politica è minima, è sembra interessarsi solo ad alcune cosiddette “grandi aziende”, ma le difficoltà hanno colpito tante piccole imprese e artigiani, molti cittadini, ora senza un’occupazione, rasentano la povertà. Inizia, purtroppo a prevalere l’indifferenza e l’ipocrisia, rispetto queste importanti tematiche. Una parte della nostra comunità non averte e finge di non vedere, le difficoltà di molte famiglie. Precarietà e disoccupazione, dovrebbero essere prioritarie nelle agende dei nostri rappresentanti, nazionali e europei. I disoccupati, e i precari in speciale modo quelli che hanno più di 50 anni, “obsoleti per l’industria privata, e giovani per la pensione” sono diventati invisibili. Non dimentichiamo, in questo territorio, dove i servizi per la famiglia sono carenti, le donne spesso mamme devono lasciare il lavoro per dedicarsi al welfare famigliare. La situazione è dunque e sicuramente peggiore per le donne, che hanno poche possibilità di raggiungere il requisito dei 35 anni contributivi, per raggiungere la pensione con “l’opzione donna”. Queste sono le tematiche, cui si devono trovare una rapida soluzione. Occorre ritrovare una nuova sinergia con i nostri rappresentanti politici locali, nazionali ed europei, almeno per cercare di attirare nuove risorse, per un forte piano di sviluppo economico-infrastrutturale, altrimenti la situazione non può che peggiorare”
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