ESCLUSIVA PN24, Nicola Binda della Gazzetta dello Sport ci parla della B e dell’Ascoli
ASCOLI – Abbiamo raggiunto telefonicamente il giornalista del giornale sportivo meneghino, principale responsabile per quanto riguarda la serie cadetta dal 2007.
Gli abbiamo fatto alcune domande sulla Serie B e sull’Ascoli.
Perché, secondo lei, è ancora affascinante seguire la Serie B?
Perché, se facciamo il confronto con la A – al di là delle differenze tecniche, non avremmo le categorie altrimenti… -, la Serie B è un campionato meno plastificato, il contatto umano c’è ancora, il tifoso si identifica di più col giocatore, la passione è più legata alla città. In Serie A c’è molta più trasversalità – fa gli esempi degli juventini di Milano o i romanisti di Napoli -. In serie B c’è più il valore del “campanile”, abbiamo le squadre che mutano meno rispetto alla A ed il campionato è sempre aperto ed avvincente. In Serie A, invece, la classifica finale è sempre quella. In Serie B il campionato ha sempre un volto diverso, forse perchè cambia ogni anno di sette componenti. C’è grande equilibrio. Vediamo delle neopromosse che se la giocano alla pari con altre squadre e delle retrocesse che fanno fatica a risalire. E’ un campionato che regala sempre sorprese.
Quali sono state le conferme e le sorprese della B?
Questa estate si era partiti con quattro squadre un po’ avanti; sto parlando delle tre retrocesse più il Benevento (tra le deluse del playoff). Ci sono state anche delle altre squadre che hanno fatto delle campagne acquisti importanti; al tempo stesso, il campionato ha regalato delle società volenterose e propositive che hanno regalato delle rose competitive, proprio perchè davanti c’erano quelle quattro squadre più attese. Queste, però, non erano degli squadroni. In B c’era sempre stata una squadra di una metropoli come il Palermo, il Verona, Il Bari, il Bologna, Il Cagliari, la Sampdoria… Quest’anno non ci sono. Non ci sono squadre scudettate. Il fatto che non ci fosse una squadra che attirasse tutte le attenzioni ha dato la possibilità a tante società che, evidentemente, avevano la possibilità di farlo, di allestire squadre competitive. Quest’estate quando si facevano i nomi di dieci-undici squadre favorite non era per paura, era perché tante squadre avevano le credenziali per farcela. Il campo, poi, ha confermato che solo il Benevento ha rispettato le attese con una squadra veramente forte. Le altre, invece, sono tutte lì perchè i valori sono quelli. Non ci sono squadre che dominano, e non ci sono squadre che si arrendono, soprattutto sul fondo della classifica. Qui ci sono squadre che danno del filo da torcere a tutti. Squadre candidate alla retrocessione se ne vedono poche. Questa è la bellezza del campionato. E’ equilibrato, con un’asticella sempre più alta.
Tra le deluse ( quelle che in questo momento volevano essere nel terzetto di testa ) chi può risalire la china?
Adesso si sta rialzando molto bene il Frosinone. Ci ha messo un po’. Ha dovuto cambiare l’impostazione tattica ed ora sono una squadra in crescita. Quella che ancora rimane nel campo delle delusioni è la Cremonese. E’ quella che ha fatto un mercato importante, ha preso due attaccanti fortissimi come Ceravolo e Ciofani e non sono riusciti ad esprimersi come dovrebbero. Lì ancora dobbiamo aspettare.
Il Var sarà introdotto nei playoff e playout. Dall’anno prossimo sarà inserito in pianta stabile. Ieri c’è stato un importante incontro a Firenze. Lei come giudica questa introduzione?
La tecnologia, una volta che la conosci, non puoi più farne a meno. Quando per arrivare a casa non c’era l’ascensore si facevano le scale. Da quando lo hanno inventato lo prendiamo anche per fare un piano solo.
La tecnologia è uno strumento che ti migliora la vita. Vedendo l’aiuto che sta dando in Serie A, ci accorgiamo che anche in B è fondamentale.
Certo, forse si esulterà meno, qualche urlo resterà strozzato in gola… E’ importante, però, che non ci siano errori.
L’arbitro è un uomo e sbaglia perché è un uomo, non perchè è in malafede. Dare all’arbitro uno strumento per sbagliare di meno è utile. Il calcio, oggi, corre veloce. Il guardalinee che deve fischiare l’offside in due secondi deve essere un mostro. E’ un aiuto considerevole anche per non sentirsi “figli di un Dio minore”.
Riguardo alla mutualità ed all’eterna lotta tra A e B sui diritti tv cosa ne pensa?
I temi sono due. E’ vero che i soldi delle tv sono concessi grazie alla A; è vero anche che la massima serie non fornisce un prodotto così intrigante. Basta guardare il valore della Premier! Le società di A campano di quello, stanno in piedi grazie ai soldi delle tv. Non è normale che una proprietà metta dei soldi nella squadra per andare avanti. Questo fenomeno accade dalla B in giù. E’ paradossale che una proprietà spenda di più in C che in A.
Non è, però, giusto che un presidente in C campi dei soldi dei diritti televisivi, così lo potrebbero far tutti!
Bisogna meritarseli con delle politiche adeguate, sia in A che nelle altre serie. Bisogna meritarseli con la valorizzazione dei giocatori italiani e coi piazzamenti in classifica. I risultati dovrebbero esser premiati, poi, a pioggia. Ci sono delle normative, soprattutto in C, che tengono conto di questo. Se Berlusconi e Rosso vogliono vincere è giusto che mettano dei soldi loro per prendere dei trentenni. Chi valorizza i giovani è giusto che venga premiato. E’ giusto che il calcio sia fatto da presidenti che non siano assistiti dalla FIGC come una balia.
I diritti tv, oggi, tengono in piedi il calcio. L’Italia è una nazione in grave crisi. Trovare cento presidenti che mettano dei soldi nel calcio è molto difficile. I soldi delle tv andrebbero, però, ridristibuiti con intelligenza e profitto per il calcio italiano e non per i propri interessi.
Questa estate è stata ancora torrida con le situazioni che hanno coinvolto il Palermo ed il Foggia. Oggi vediamo il Rieti che sta, economicamente, soffrendo. Il Catania, allo stesso tempo, non naviga in buone acque. Secondo lei è cambiato qualcosa?
Ci sono delle regole molto severe e rigide per essere iscritti. In Italia, oggi, falliscono cento aziende al giorno. Non possiamo pensare che il calcio sia su un’isola felice. Bisogna far si che le società non siano costrette a vivere col cappio al collo. L’esempio del Rieti è lampante. Il presidente del club laziale, se non aveva la forza per farlo continuare, doveva avere la dignità ritirarsi in anticipo. Ora sta facendo i salti mortali per concludere la stagione. Non è giusto che un presidente si debba rovinare per una squadra di calcio, calcio che serve per far divertire la gente. Le nuove regole hanno, sicuramente, irrigidito i controlli. Queste situazioni, però, ci saranno sempre. Le difficoltà possono uscire sempre.
C’erano quando la C era composta da 120 squadre, ci sono ora con 60 club. Una volta, magari, quando c’era di mezzo una grande piazza, si chiudeva un occhio. Ora questa cosa non succede più.
Il discorso vale anche per club più in alto, come sta accadendo per il Milan. Come vedete c’è l’Uefa che, coi vari accordi non rispettati, ha escluso il Milan dalla Coppe. E’ così ovunque e deve esserlo anche in Italia.
Parlando dell’Ascoli, chi l’ha sorpresa?
Diciamo che mi ha sorpreso Scamacca. Sicuramente, da anni, è considerato un talento del calcio nostrano. Si è aspettato il momento giusto per vederlo esplodere. E’ un patrimonio del calcio Italiano. Il centroavanti della Nazionale sarà lui. L’Ascoli è stato bravo a valorizzarlo. Sono contento che stia dimostrando tutto il suo valore, sia col club che con la selezione nazionale. E’ un giocatore destinato ad una carriera altissima.
Che impressione ha avuto del tecnico, il più giovane della B, Zanetti?
Io credo che stia facendo un’esperienza molto formativa. Ha trovato uno spogliatoio ribollente, con dei soggetti di difficile gestione. Questo è, sicuramente, formativo.
Lui, poi, ha dimostrato di essere in grado di fare un calcio efficace e divertente. Questo calcio gli sta dando dei buoni risultati.
Quest’anno in B ci sono molti esordienti. Questi sono arrivati molto determinati e con la voglia di mettersi in mostra.
Sono arrivati qui non per pensare alla salvezza e basta. Vogliono far vedere le loro idee. Fortunatamente nessuno di questi è stato esonerato, vuol dire che il loro lavoro è stato riconosciuto. Se Zanetti, oltre che pensare ad un spogliatoio caldo, potesse pensare, solamente, a far giocare la squadra, farebbe, sicuramente, meglio. Ha costruito, però, una squadra destinata ad arrivare ai Playoff fino in fondo.
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