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Droghe, dipendenze e giovani: la Riviera fa prevenzione
SAN BENEDETTO – Presentati oggi i dati raccolti tra gli studenti delle scuole cittadine dal Servizio prevenzione disagio giovanile, alla presenza dell’assessore alle politiche sociali Emanuela Carboni, la direttrice dell’Ambito territoriale sociale n. 21 Simona Marconi, il direttore del Servizio Dipendente Patologiche ASUR – Area Vasta n. 5 dr. Claudio Cacaci. Presenti anche professionisti della Cooperativa COOS che lavorano nel servizio, e che hanno attivato sia punti di ascolto nelle scuole sia un infopoint nei comuni ambito territoriale 21, attivo ai concerti e nei locali, dove è possibile verificare come i ragazzi sottostimino l’alcolemia e la minimizzino.
Spiega il Dottor Cacaci: “non si deve dare per acquisito che da droghe leggere si passa immediatamente a droghe pesanti, sarebbe falso dire che chiunque usa le canne usa eroina; si può invece dire che il 99% di chi usa eroina è partito dalle canne”.
Ma il vero nemico è l’emulazione, l’effetto del branco, per cui i ragazzi si trovano a doversi misurare con i coetanei di fronte ai quali non vogliono essere da meno. Il gruppo dice ‘se non ti droghi sei uno sfigato’ e il ragazzo si lascia influenzare e, di fronte a determinate condizioni come un cattivo rapporto con i genitori si fa sopraffare dalla emozione e dalla dipendenza, alla ricerca di un effetto che lo faccia stare bene.
“Questa falsa tolleranza in chi poi le scelte non le può fare, e a 14 anni e fa quello che fa la massa: vanno contenuti, informati, hanno bisogno di esempi” continua Cacaci.
E conclude “Per non parlare delle nuove sostanze, le Smart drugs: sono più di 650 le nuove droghe, le confezionano e poi le lanciano nel mercato, e chi compra pasticche che non sa cosa siano. Fanno parte per lo più del gruppo delle anfetamine, sostanze eccitanti, le più gettonate. Non siamo in grado di accertarle, i ragazzi finiscono in psichiatria, risultano negativi ai controlli perché magari non sono droghe classificate” .
Ma non dimentichiamo l’alcol, che è sostanza stupefacente per eccellenza: crea tolleranza, dipendenza e overdose, e se dalla crisi di astinenza alcol si può morire, per eroina no.
Roberto Giostra coordinatore del servizio parla di un campione di 300 ragazzi delle superiori raccolto circa l’uso delle canne: il 45% ha provato cannabis, ma il dato è in linea o più basso dei dati nazionali, la situazione non è emergenziale.
Prevenzione: non è un problema cognitivo di percezione, se ci si pone come autorità quello che viene detto non viene preso in considerazione dai ragazzi, perché i ragazzi più a rischio hanno scarsa aspettativa dal mondo degli adulti e si pongono in una prospettiva conflittuale.
Campagne di prevenzione che si basano su autorità e paura, (fa male e è pericoloso) stimolano paradossalmente il ragazzo, che durante l’adolescenza cerca eccitazione e prova a sperimentare i propri limiti, quindi ciò che è pericoloso lo attrae.
Occorre invece lavorare sui fattori di protezione, su una parte informativa ma prima ancora facendoci riconoscere come autorevoli dai ragazzi, con i momenti di ascolto, che denotano ai loro occhi un adulto attento degno di fiducia. Ma non c’è una vera cultura di prevenzione, vietare tout court potrebbe scatenare l’effetto opposto. Occorre un approccio interattivo, su piccoli gruppi, su più livelli, fornendo delle alternative alle dipendenze e promuovendo le abilità personali: ad esempio la classica dipendenza dai cellulari, inibisce le relazioni de visu. Reimparare a socializzare e a relazionarsi con sè stessi e gli altri attraverso la consapevolezza: la ricetta è semplice ma può funzionare.
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