Donne DUDUDU, l’ironia e il dramma in scena al teatro San Filippo

Cristiana Castelli e Roberto Pascucci

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Uomo e donna, una dicotomia che fin dagli albori del Paradiso terrestre dipinge un rapporto scevro di complicità e penalizzante per la povera Eva, alle prese con un Adamo arrogante e rude, poco incline alla comprensione e alla condivisione.

 

L’Eden, trasposizione dell’anelito a una perfezione foriera di noia e frustrazione per la prima donna creata da Dio a sua immagine, ma da una costola del borioso Adamo, diventa una trappola che conduce all’inganno e all’errore, vivi nelle movenze esplicitamente e squisitamente comiche della protagonista, che si trova a riempire i vuoti emotivi rimpinzandosi di frutti e cibo,  patologico surrogato della mancanza di affetto e attenzioni.

Se l’ironica Eva paga il prezzo del peccato, all’irresistibile Beatrice non è concesso nemmeno: lei è l’angelo che ispira i versi del sommo poeta, schivo, brutto e tirchio, che le dedica solo poesie trascendentali (incomprensibili alla vivace portinaia che brama un contatto fisico ed emotivamente coinvolgente) ma la relega in un angolo (glorioso) della sua esistenza.

Eva e Beatrice, donne per antonomasia che resistono con ironia e scanzonata consapevolezza alla prevaricazione, attiva o passiva, dell’uomo introducono all’inevitabile tragedia.

Mentre l’una è portatrice di peccato e l’altra è destinata ad un’arida relazione contemplativa, il sorriso che nasce dall’irrefrenabile comicità di Cristiana Castelli, splendida nella sua vocazione quasi satirica con cui tratteggia Adamo e Dante, si spegne durante il monologo fortissimo recitato nel mezzo dello spettacolo dalla voce fuori campo, testimone del delitto e dello sfregio, scritto dal talentoso e poliedrico Roberto Pascucci, che con il contrabbasso fa da contrappunto alla ilarità e al dramma.

Femminicidio come prologo inevitabile della storia della donna, sempre seconda, o ferma nel subire le volontà del maschio, forte della sua violenza spacciata per virilità.

Una travolgente interpretazione della Castelli, accompagnata dal bravissimo Pascucci, che tra citazioni colte, battute argute e movenze esilaranti, porta in scena la commedia e la tragedia in uno spettacolo che fa ridere e riflettere, e lascia un forte senso di giustizia violata nell’anima.

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