Didattica a distanza, il sociologo Giordani: “Siamo diventati degli homo-monitor”
ASCOLI – Sono diversi gli aspetti psicologici della didattica a distanza, una modalità che dal primo lockdown di marzo è entrata prepotentemente nella quotidianità degli studenti. Ma quali sono le sue ripercussioni e le sue conseguenze sulle dinamiche sociali dei più giovani?
« In pochi hanno messo in luce che parlare ad una macchina non è umano. Se io mi metto davanti ad uno schermo, parlo ad un essere umano virtuale. In realtà siamo diventati “homo monitor” invece che “homo sapiens”» spiega il sociologo Nello Giordani, «La natura umana non è nata per parlare con una macchina: la didattica a distanza spezza l’essenza stessa dell’essere umano. C’è bisogno del rapporto faccia a faccia, il contatto umano. Nella didattica a distanza io non vedo le espressioni e lo sguardo delle altre persone» evidenzia Giordani.
« Questa è la comunicazione analogica e non verbale che è quella più potente, dove è difficile mentire, a differenza di quella verbale. La comunicazione non verbale è diretta. Tutto questo, nella comunicazione a distanza, manca. Ci si trova poi nella solitudine della propria stanza: non si apprende stando da soli, perché si è tristi» dice Giordani «Una lezione di un ora davanti ad uno schermo è una cosa gelida. L’essere umano ha bisogno di contatti che non possono essere a distanza. Manca il rapporto con i propri coetanei. Si parla di relazione e non di interazione: mancando questo c’è solo miseria umana» conclude.
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