Demanio marittimo, è allarme per il caro concessioni: “Il settore pesca è a rischio”
L’incremento dei costi delle materie prime, l’invasione di prodotti stranieri e le limitazioni a ristoranti e turismo in generale: come non bastasse tutto ciò, ora arriva anche l’aumento del canone delle concessioni del demanio marittimo per i pescatori che si prefigura come una vera e propria stangata che avrà conseguenze gravi per le imprese del settore.
Coldiretti Ascoli Fermo lancia l’allarme: “Occorre una tassazione equa che non vada a danneggiare attività che, oltre a far parte della storia e del tessuto sociale di queste zone – spiegano il presidente Armando Marconi e il direttore Francesco Goffredo – offrono un’ottima spalla anche al settore turistico, rifornendo quotidianamente le attività della ristorazione”. Cosa cambia? Ad oggi, qualunque sia l’utilizzo delle aree interessate, l’importo minimo annuo del canone delle concessioni del demanio marittimo, lacuale e fluviale, è di 2698,75 euro (contro i 369 euro massimi precedenti). Un aumento dei costi pari al 700%, insomma, per le imprese che già da anni combattono con la concorrenza estera. Basti pensare che nelle Marche, secondo un studio Coldiretti su dati Infocamere, le aziende sono diminuite del 13% negli ultimi 20 anni mentre la quota di pescato estero – lontano dalla qualità e dagli standard di sicurezza del Made in Italy – ha raggiunto l’80% sui banchi nazionali. Una mazzata in uno dei settori trainanti per l’intera regione che vede, ad esempio, la marineria di San Benedetto del Tronto seconda in Italia dietro solo a quella di Mazara del Vallo.
“È una situazione insostenibile – ribattono Marconi e Goffredo – che si aggiunge alle problematiche della pandemia con un crack nazionale da 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, senza dimenticare l’aggravio di costi per garantire il rispetto delle misure di distanziamento e sicurezza a bordo delle imbarcazioni. Serve un intervento urgente di modifica della norma e della sua applicazione nel segno dell’equità. Non possiamo compromettere il futuro di un comparto strategico per la nostra economia e che, se messo nelle condizioni, può rappresentare un alleato forte nella tutela dei mari e degli habitat marini”.
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