Cupra, pubblicato nuovo atlante delle conchiglie
Tiziano e Vincenzo Cossignani hanno pubblicato l’atlante delle conchiglie italiane. I fratelli di Cupra Marittima, hanno realizzato una nuova opera molto importante per il settore. Tanto materiale messo a disposizione dopo ben 25 anni dalla prima edizione. Noti nel panorama locale come promotori del Museo Malacologico, i fratelli Cossignani hanno voluto condividere tutto il materiale che hanno reperito e analizzato fino ad oggi. L’opera è dedicata alle conchiglie terrestri e dulciacquicole italiane. Il testo rappresenta un nuovo punto di riferimento per collezionisti e studiosi di tutta Europa. Nell’atlante sono descritte tutte le conchiglie note di molluschi terrestri e dulciacquicole esistenti sul territorio nazionale. Inseriti e segnalati anche la maggior parte dei molluschi terrestri privi di conchiglia.
L’atlante delle conchiglie
L’atlante delle conchiglie terrestri e dulciacquicole italiane è un libro di 230 pagine. In esso presenti tutte le conchiglie esistenti sul territorio nazionale. Una raccolta di 3700 foto a colori e 1092 specie elencate. Tra le specie elencate anche la conchiglia di appena 3 cm di diametro chiamata “Atlasica cossignanii” con l’olotipo depositato al Museo Malacologico Piceno di Cupra Marittima. La specie è dedicata al direttore del Museo.
Il museo di Cupra
I fratelli Cossignani hanno istituito il museo malacologico a Cupra nel lontano 1977. L’idea di base era quella di esporre al pubblico la loro consistente collezione. Un museo al servizio della scuola e della didattica. Ad oggi ben oltre un milione di visitatori hanno affollato le sale del più grande museo esistente al mondo. Un luogo dove studenti di ogni ordine e grado, provenienti da tutta Europa, hanno scoperto i segreti della malacologia. Al Museo le conchiglie non sono solo conservate, ma anche studiate con oltre 3500 volumi a tema presenti nella biblioteca interna. Tra gli scaffali anche due importanti collezioni di conchiglie terrestri come la collezione Valenti di Ancona e la collezione Simi di Tirrenia, oltre alla collezione dei fratelli Cossignani.
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