“Costantino nel cuore”, l’evento-omaggio di una città ad una presenza persistente

ASCOLI – Una presenza viva, presente e persistente. Se dovessi usare poche parole per descrivere l’evento andato in scena al teatro “Ventidio Basso” non riuscirei a trovarne delle altre.
Un omaggio al Presidentissimo, vero filo conduttore transgenerazionale per questa città. I presentatori della serata sono stati Bruno Ferretti – eccelsa memoria storica dell’epopea di Rozzi – e Sandro Avigliano. Rozzi è stato presidente dell’Ascoli dal 1968 al 1994. Arrivato per essere un “traghettatore”, finì per ammalarsi e far ammalare un Popolo intero.

La prima parte della serata è stata riservata alle autorità. Il primo a calcare il palco del teatro è stato l’assessore Stallone. Lui si è definito come onorato, orgoglioso e grato.
Il sindaco Fioravanti di Rozzi vorrebbe riprenderne la determinazione nel competere ed affrontare le sfide. Lo stesso Mons. D’Ercole ha raccontato di come, durante un Lazio-Ascoli, lo conobbe. Ne rimase colpito dalla simpatia, dal suo essere amico di tutti, dal fatto che calamitava a sè tutti i presenti. “Dietro un uomo così – ha proseguito il vescovo – c’è sempre una grande donna, come lo era Donna Franca.”

Testimone ed attore del periodo più difficile della nostra storia, invece, è stato l’ex sindaco ed ex patron Nazzareno Cappelli. Su di lui, infatti, la città si arroccò dopo la morte di Rozzi.
Battista Faraotti, espressione dell’imprenditoria locale, ne ha esaltato la mancanza sotto il punto di vista dei posti di lavoro creati.

A questo punto è stato proiettato il primo video, il più doloroso per noi ascolani: il suo funerale.

Terminata la riproduzione, sono saliti sul palco i rappresentanti familiari di Costantino.
I figli Fabrizio, Antonella, Annamaria, Alessandra, la nipote Lucia (curatrice della mostra), financo Costantino jr non hanno voluto saltare l’appuntamento. Ognuno di loro ha voluto raccontare il legame forte che legava il padre alla città ed alla squadra, “fino a fargli cambiare umore in caso di sconfitta, lui voleva vincere sempre” (Annamaria).
Tutti hanno ringraziato la città per l’affetto che permane e ricevono costantemente.
I familiari, poi, hanno ricevuto l’ambito “Premio Rozzi“, riconoscimento consegnato da De Luca e Gianni Silvestri.

Dopo un altro video – ciascuno di essi è servito a dividere i vari momenti della serata – contenente un audio di Campanini; è toccato a tante “vecchie glorie” prendere la scena:
Per Nardi è stato il “tarantolato” di Bari, per Castoldi è stato decisivo per sposare la causa bianconera, per Destro era un uomo di una fermezza unica. Silva, invece, ha raccontato un episodio per render l’idea del carattere di Rozzi. Durante una partita contro la Juve, giocata sul neutro di Bergamo, vedendo la “vittoria rubata” dei piemontesi, prese a calci la porta dello spogliatoio avversario… Traini e Massimo Cacciatori ne hanno esaltato la capacità delle letture dei momenti sia essi di “campo” che “d’impresa”. Carillo, semplicemente, lo ha ringraziato per avergli regalato il sogno di ogni ascolano: giocare per la squadra della sua città in A.

Al termine dei racconti – “Gibo” Vallesi ne ha elogiato l’aspetto imprenditoriale e sociale – Silva ha mostrato il foglio della prima convocazione (’74) con Mazzone.

Sono stati, poi, proiettati altri due video. Il primo è stato una selezione di gol delle vecchie glorie, il secondo mostrava il “lato televisivo” dell’ex patron (“Quando parla del mio Ascoli – rivolgendosi a Sassi – faccia vedere solamente le immagini”).

Da qui hanno avuto spazio i giornalisti che sono stati in prima linea col Presidentissimo.
La biografa Spadea ne ha voluto tratteggiare i lati più nascosti. “Era determinato, deciso e lungimirante. Aveva bisogno, però, di certezze, la famiglia era una di queste. Era un uomo modesto e riservato nell’intimo.
Era anche un uomo molto scaramantico: “Successe che la squadra perdeva da tre partite, io lo intervistai e lui si convise che portavo fortuna. Fu’ un fardello molto pesante da portare! Fece in modo che fossi sempre in Tribuna d’onore a vedere le gare. Il Dott. Pallotta fu obbligato, sempre con la stessa auto, a venirmi a prendere prima di ogni gara”.

Aquilanti ha parlato della famosa marcatura di Anzivino su Zico ( “Zigo Zago”). Amabili, Ercoli e le voci storiche della radio Galli e Falcioni ne hanno descritto come ha inciso nelle loro vite.

La “palla”, poi, è stata passata ai tifosi dopo il “solito” video di intermezzo.Tutti hanno voluto rappresentare il lato più umano, leggendario ed empatico di Rozzi.Dal “raccontate ai nostri bimbi la fiaba del nostro Imperatore” al ” Avete solo questi tamburi in curva? Domani ve ne faccio arrivare 30!” o all’orgoglio di ” essere stati una delle famiglie che ha mangiato grazie a Rozzi”.

Non si può non citare, in ultimo, la busta col compenso, giunta postuma, che Micucci ricevette per aver massaggiato Costantino nell’ultimo periodo della sua vita.  Gli ultras, poi, hanno regalato 5 maglie celebrative ai famigliari del commiato e vulcanico Costantino.

Last, but not the least: l’Ascoli attuale! Il presidente Neri si è posto come obiettivo quello di fare tesoro di questo affetto: “Dobbiamo adoperarci perché ogni giocatore che arrivi qui sia messo in condizione, visivamente, di capire di essere in un grande club”.

Tosti lo ha definito come un “leader illuminato che ci ha resi orgogliosi di essere ascolani perché figli suoi”.
Ciccoianni ha ravvisato un’assenza, nel calcio contemporaneo, di una figura così.
Tesoro ha puntato su senso di “responsabiltà” che tutto questo deve creare sulla squadra, “tutto questo ci permette di vivere attimi d’immortalità che ci fa’ sentire dei privilegiati”.

Zanetti ha rimarcato l’importanza di queste manifestazioni, manifestazioni che ” devono farci sentire in colpa quando non abbiamo lo stesso mordente in campo. Lo dobbiamo dimostrare con meno parole e più fatti.”

Scamacca ha ribadito la sua volontà di restare qui fino alla conclusione del prestito. Ardemagni ha evidenziato come tutto questo sia uno stimolo – la consapevolezza di indossare una maglia pesante, ndr – in più da spendere.
Pucino ha esposto l’importanza maggiore del lasciare il ricordo per ciò che si è, “Rozzi si è meritato una serata come questa”.

Provando a tirare una linea, in conclusione, possiamo dire, tra una lacrima – ammetto che l’ultimo video mi ha toccato – ed un sospiro, che ciascuno di noi è attore, in corrispondenza del suo ruolo e responsabilità, di questa storia. Ciascuno di noi è e sa’ di essere “ammalato di Picchio”, tanti sanno chi è stato la causa, occorre ricordarla sempre, soprattutto ai “nuovi ammalati”. E’ per questo che queste serate servono e pullulano di un ricordo “vivo”. Ricordiamo, però, di avere un solo limite nel nostro agire: “Prima di tutto c’è l’Ascoli, poi c’è l’Ascoli e poi ancora l’Ascoli”.

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