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Coronavirus, Cna e Confindustria: “Trovare al più presto una soluzione per tutelare le aziende”
ASCOLI- Le conseguenze del coronavirus hanno ripercussioni nefaste sui rapporti commerciali con la Cina e l’Oriente. Molte aziende del Piceno hanno intrapreso scambi con il paese del Dragone ma in questo ultimo periodo le cose sono drasticamente cambiate.
“C’è grande preoccupazione per questa situazione che si ripercuote sulle nostre aziende e che mette a repentaglio gli scambi delle merci e i collegamenti” dice il direttore della Cna di Ascoli Francesco Balloni, ” L’Oriente e la Cina sono una filiera di mercato che si stava ampliando sempre più. Siamo preoccupati ma non vogliamo nemmeno drammatizzare questa situazione, perché speriamo in una soluzione” spiega Balloni.
“A causa dell’allerta corona virus, qualche imprenditore ha interrotto i rapporti commerciali con la Cina: parliamo sopratutto del settore moda e alimentare: c’erano delle situazioni aperte con la zona di Canton, avviate tempo fa insieme alla Regione Marche che adesso sono in stand by. Purtroppo molti hanno paura anche di andare in aeroporto per andare in altre NazionI” prosegue Balloni
“Purtroppo molti si scoraggiano ad affrontare viaggi in questo periodo. Ci sono in programma alcuni eventi internazionali a Parigi, poi il Denim a Barcellona, ma molti disdicono le prenotazioni per paura. Il mercato ha bisogno di queste filiere internazionali e, anche se comportano viaggi lunghi, sono vitali per la nostre imprese” conclude Balloni.
“Bisogna trasformare la paura in coraggio, l’imprevisto in opportunità. L’emergenza coronavirus cambierà, per i prossimi mesi, il mercato mondiale. La Cina, al momento, non ha ripreso la sua normale attività. Fa impressione vedere le strade di metropoli cinque volte più grandi di Roma quasi deserte. Questo, però, significa anche blocco delle produzioni e difficoltà nel reperire materie prime” aggiunge Giampietro Melchiorri, Vicepresidente di Confindustria Centro Adriatico.
“Di Maio ha spiegato che ci sono già a bilancio dell’Ice circa 300 milioni per aiutare le aziende che hanno rapporti stretti con la Cina a riorientare il loro business. Ma questo non basta, serve una misura mirata per almeno sei mesi: uno stanziamento di risorse ingente, 100milioni di euro, che permetta al settore pelli e calzature, quello per cui è poi è stata definita l’area di crisi complessa, di tagliare il costo del lavoro. Diventeremmo competitivi sul prezzo e giocando ad armi pari potremo far emergere le nostre capacità” conclude Melchiorri.
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