Cisl Fp, Donati: “Troppi disservizi negli ospedali dell’Area Vasta 5”
PICENO – “La CISL FP Marche, di fronte ai ripetuti episodi di disservizio denunciati dagli utenti attraverso la stampa locale, registrati soprattutto presso il Presidio di San Benedetto del Tronto, ritiene ormai ineludibile una profonda e seria riflessione, da parte degli addetti ai lavori, sull’organizzazione dei Servizi Sanitari in Area Vasta 5 ma anche sul modello di sanità che la politica regionale ha pensato per l’area Picena”. Comincia così un lungo comunicato stampa della segreteria della Cisl Fp Marche.
“Non vi è dubbio, perché i numeri parlano chiaro, che gli ultimi dieci anni – prosegue la nota stampa firmata dal segretario regionale Giuseppe Donati – hanno visto il Piceno costantemente “depredato” di risorse e competenze in materia di sanità, a causa di scelte, a volte imbarazzanti, della Regione. La stessa indefinitezza dei ruoli dei due Ospedali sussistenti ancora in Area Vasta 5, che le convenienze politiche e la paura di perdita di consenso hanno impedito venisse sciolta una volta per tutte, aumenta la difficoltà di comprendere le scelte organizzative decise da Ancona su Ascoli Piceno e San Benedetto.
Non esiste, lo dicono gli esperti più illuminati, alcuna riorganizzazione fatta con buon senso, che non preveda, almeno inizialmente, adeguati finanziamenti aggiuntivi. Le Marche hanno scambiato, invece, la razionalizzazione e la riorganizzazione sanitaria, che ancora non si sono viste, con il razionamento. I tagli continui ai servizi hanno scaricato sulla spesa privata il peso della tutela della salute dei singoli. Tutto questo non è più tollerabile. Nel Piceno il razionamento della sanità ha superato il limite del tollerabile ed i danni prodotti vengono scaricati sui cittadini e sugli operatori.
Nel biennio 2016-2017 c’è stato il tentativo, timido in verità, da parte della Direzione ASUR e della Direzione di Area Vasta 5 di recuperare il grave gap, tra il Piceno ed altri territori marchigiani, grazie a nuove assunzioni di personale che almeno hanno coperto il turn over dell’anno di pertinenza. Troppo poco, però, per coprire i ritardi accumulati e le centinaia di unità perse dal 2010 ad oggi. Ormai le promesse ed i sorrisi, a volte irritanti, del Governatore delle Marche non bastano più per nascondere la triste verità del fallimento senza appello di un modello di sanità che sta disinvestendo progressivamente sui servizi pubblici per stornare milioni di euro sulla sanità privata ed il sistema Cooperativistico.
La prova provata del piano diabolico della Giunta Regionale per favorire i privati si è avuta con il ricchissimo bando ASUR per appaltare il Servizio ADI ed altre prestazioni territoriali nell’area sambenedettese. Decine di milioni di euro, messi sul piatto dei privati, per un servizio, che per la sua strategicità, dovrebbe invece rimanere a carico del pubblico. Per quanto riguarda la CISL FP, l’improvvido bando di esternalizzazione dell’ADI pubblicato dall’ASUR è da considerarsi come una vera e propria provocazione. Ciò, perché è arrivato proprio quando in Regione si è aperto un tavolo sindacale di confronto sul personale. Questa dicotomia di atteggiamenti, conferma lo strabismo politico-gestionale tra Esecutivo ed ASUR che è alla base del gioco allo scaricabarile.
L’appalto per l’ADI va ritirato IMMEDIATAMENTE. Se non succederà, la CISL FP unitamente alla Confederazione, dovrà organizzare iniziative pubbliche che evidenzino il gioco al massacro che si sta compiendo su un bene importantissimo come la tutela del servizio pubblico.
Quanto avvenuto ripetutamente in Laboratorio Analisi di San Benedetto, non ha scusanti. Gli episodi riportati dai giornali sono da sanità del terzo mondo. Chi ha deciso di riorganizzare un Servizio Diagnostico così importante qual è la Patologia Clinica in modo da creare reazioni esasperate dell’utenza, dovrebbe assumersene la responsabilità e trarne le giuste conclusioni. Siamo veramente stanchi come rappresentanti di un Sindacato di categoria ma confederale, di assistere al gioco del cerino di fronte all’esplicito fallimento di un modello organizzativo che vessa gli utenti ed espone gli operatori sanitari ed il personale amministrativo, agli improperi dei pazienti.
Lavoratori contro cittadini: INACCETTABILE. Se l’organizzazione non funziona bisognerebbe avere l’umiltà di ammettere gli errori commessi e tornare indietro. Altro che ricorrere ripetutamente alla Sicurezza per sedare gli animi inferociti degli utenti. Ciò che non funziona va modificato e migliorato, SUBITO. E’ ignobile da parte di Dirigenti super pagati lasciare operatori incolpevoli a fronteggiare l’incavolatura degli utenti. CHI HA PENSATO UN’ORGANIZZAZIONE CHE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI, ABBIA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA, almeno.
Non parliamo poi di macchine diagnostiche rotte da mesi che costringono malati anche anziani a ricorrere al privato oppure a spostamenti di chilometri per sottoporsi ad esami diagnostici strumentali. Chi se ne dovrebbe occupare? Di quanto sono stati tagliati i finanziamenti per la manutenzione degli apparecchi elettromedicali e della strumentazione diagnostica? Tutte domande alle quali qualcuno dovrà rispondere.
Il Sistema sanitario regionale da troppo tempo ha esclusivamente l’assillo del risparmio che sui territori si traduce in tagli lineari, accorpamenti forzati, centralizzazioni varie, taglio di personale che fanno altro che ridurre i servizi resi ai cittadini o, peggio, fornire i medesimi in modo non appropriato. Lo abbiamo denunciato come CISL FP, giorni fa. Preoccupa quanto avvenuto e continua ad avvenire ne i reparti di area chirurgica del nosocomio di San Benedetto del Tronto che ha vissuto momenti di forte criticità sul piano assistenziale soprattutto in estate, grazie al numero insufficiente di posti letto in area medica ovviata con ricoveri in appoggio eseguiti a carico dell’area chirurgica. Questo, chiaramente, senza alcuna pianificazione con il personale infermieristico che è responsabile dei piani assistenziali. Sia chiaro, sono gli infermieri e non i medici e nemmeno i Direttori Sanitari, i professionisti dell’assistenza, con tanto di laurea. Basta trattare gli infermieri come “valletti”.
Qual’è il grado di sicurezza e di qualtà assistenziale che si può garantire con una tale organizzazione? Quanto rischiano i professionisti che devono operare in un contesto così caotico? Di quanto aumenta l’incidenza di possibili forme di infezioni crociate quando si ricoverano pazienti geriatrici con operati o quale dignità si garantisce al malato in quanto persona, quando nella stessa stanza di degenza, non adeguatamente attrezzata per questo, si ricoverano pazienti di sesso diverso?
Sono domande alle quali nei prossimi giorni la CISL FP pretenderà di avere risposte esaustive. Anche dal Direttore Generale dell’ASUR che da settimane sfugge al dovere, riservatogli dalla Legge Regionale n.8/2017, di presiedere il tavolo della contrattazione di Area Vasta. Siamo al paradosso che chi ha voluto la modifica della Legge 13/2003, accentrando la contrattazione di secondo livello sull’ASUR, ora sfugga al proprio dovere. Forse Marini si è reso conto che dovrà sporcarsi le mani con le problematiche delle singole Aree Vaste e non gli piace. PEGGIO PER LUI.
Per concludere in bellezza, va detto che in un quadro così grigio ed approssimativo, non poteva mancare il Collegio Sindacale dell’ASUR che è talmente attento ad infinite facezie e formalismi da impedire anche ad ottobre il pagamento al personale dell’AV 5 della produttività dello scorso anno. In questo Paese chi ruba miliardi o fa fallire banche va a spasso tranquillo ma chi vive di lavoro e di stipendio da 1000- 1500 euro al mese, per meritarsi il saldo della produttività che si è guadagnato (cifre ridicole, s’intende) deve subire ogni tipo di vessazione amministrativa, pagando errori di altri. In ASUR rassicurano – conclude la Cisl Fp Marche – che il pagamento avverrà con lo stipendio di novembre ma ormai il dubitativo è d’obbligo”.