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Cinema ai tempi del Coronavirus: quale scenario per gli indipendenti?
GROTTAMMARE – Il cinema e l’arte in generale in questa emergenza hanno tanto perso sia in termini di lavoro che di giro di affari. Gli artisti, molti, con le spalle al muro si sono reinventati: così si è assistito al fiorire di manifestazioni online. Ma per il cinema, quello indipendente da fruire nella saletta del quartiere, questo è possibile? Ne parliamo con Caterina Di Girolami programmatrice del Cinema Margherita
Il Cinema Margherita è tra i firmatari della lettera congiunta scritta con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i centri di potere sull’importanza e la sopravvivenza delle sale indipendenti. Qual è il messaggio della lettera?
La lettera è nata da un gruppo di circa 30 persone tra esercenti e distributori che in questi gironi di quarantena hanno cercato confrontarsi su molti temi. Visioni VOD (visione on demand), normative in continuo cambiamento, scenari italiani dell’audio visivo in continuo divenire.
Ci siamo resi conto che si iniziava a parlare di rinascita del cinema con drive-in o film in streaming. Ci siamo sentiti chiamati in causa, non si poteva accettare tutto questo senza far capire, rendere consapevoli di cosa è il Cinema e cosa rappresenta per l’Italia. Delle numerose problematiche legate alla distribuzione. Innanzitutto, la parola cinema. Di cosa parliamo con questa parola? Visione on demand, condominiale, su pc su smartphone o quello sul divano? C’è da capirsi.
Il cinema è un luogo, un luogo magico. “Senza una sala buia, senza l’energia di una visione collettiva, senza l’immersività e senza la qualità di proiezione che solo una sala cinematografica garantisce, l’esperienza si riduce a vedere un film, magari in compagnia, magari su uno schermo grande, ma senza tutti gli elementi insieme: diventa un surrogato della sala cinematografica.”(Cit. lettera)
Spesso le decisioni sono prese per grandi numeri, mentre le sale cinematografiche di frequente, sono l’unico avamposto culturale in Italia, unica arte capace di essere presente in profondità e soprattutto trasversale: nei quartieri, nei piccoli paesi. Una miriade di realtà vivaci che offrono una varietà di sguardi difficili da trovare in altri ambiti. Sono realtà legate al territorio che creano una cultura condivisa che rischiano di scomparire se non vengono ascoltate.
Per salvarle, oltre agli aiuti per non chiudere, dovranno trovare alla loro riapertura delle regole commerciali sostenibili.
Il cinema sta subendo molte perdite a causa della pandemia, come se ne può uscire per ripartire tutti con nuovo slancio?
I protocolli attualmente in vigore, chiedono agli spettatori di portare la mascherina durante la visione del film, non possono acquistare bevande o cibo anche se confezionato, prevedono costi molto alti di gestione per permettere ai gruppi familiari i sedersi vicini, sanificazioni. Molti esercenti preferiscono non aprire il 15 giugno come annunciato dal presidente Conte. Per le arene attualmente le regole sono le stesse.
Per dare nuovo slancio dobbiamo essere chiari: al cinema si va per vivere un’ esperienza, che un film può essere visto a casa ma al cinema si vede ‘altro’. Speriamo che gli autori non rinuncino a fare film per il cinema, e non trovino invece compromessi strizzando l’occhio al piccolo schermo.
Esiste un modello di cinema alternativo conciliabile con il Covid19, sia in termini di performance degli attori che di fruizione del pubblico?
Il cinema è una esperienza collettiva, se manca la collettività, manca anche il cinema.
Possiamo vedere dei bei film in tv. La tv, o lo streaming non è nemico del cinema è altro…. Abbiamo anche noi proposto visioni pensando ai nostri spettatori, ‘ Film nascosti’ li abbiamo chiamati. Le piattaforme pubbliche offrono una miriade di proposte molto interessanti. Lo faranno anche nei prossimi mesi. Il problema è che con tutta questa offerta il mercato si saturerà ed il pubblico si disorienta e potrebbe abbandonare.
In questo momento di confusione poi ho l’impressione che alcuni vogliano usarci, per promuovere piattaforme che nessuno vedrebbe, dicendo che sostengono le sale cinematografiche.
L’arte sta incassando un colpo pesante e molti artisti si stanno reinventando in rete. Per il Cinema Margherita questo è un orizzonte possibile e praticabile?
Gli artisti non si reinventano a caso: hanno dato un servizio temporaneo sempre gratuito. Tra qualche mese torneranno ad esprimersi.
Il cinema vive di luce riflessa, e non è solo un gioco di parole. Abbiamo bisogno di artisti, autori, attori vivaci perché anche il cinema lo sia; quindi sono molto dispiaciuta di quello che sta accadendo. Sono i primi a non essere tutelati. Non dimentichiamoci che sono loro a rappresentarci in tutto il mondo più della politica.
Il pubblico mai come in questo momento ha bisogno di arte. E’ stato un momento che ci ha destabilizzato, confuso, l’arte sono convinta che può salvare. Per me è stato così. Per questo abbiamo pensato di usare i nostri strumenti per dare un supporto, un servizio ai nostri utenti. ‘Margherita a domicilio’ ha cercato di ricreare una piccola comunità appassionata di cultura. Abbiamo parlato con registi, critici, intellettuali per rendere prezioso questo tempo rivisitando film importanti e ragionandone con esperti. Credo che nelle Marche siamo stati gli unici. Sono stati molti a seguirci ed è stato bello sentirci vicini.
Come prevede che evolverà la situazione degli spettacoli di cultura? Dal teatro al cinema, ci sarà la voglia dello spettatore di tornare in sala o prevarrà la paura e niente sarà più come prima?
Difficile dirlo per ogni campo, ma per spettacoli in presenza ancor di più. Io penso che ci sia molta voglia di condividere soprattutto la cultura. I nuovi mezzi social ci hanno tenuti incollati in questi mesi, ma ben presto ci siamo accorti che una chiacchierata fuori dal cinema vale di più. Siamo stati costretti in casa per molto tempo e dai messaggi ricevuti vediamo che c’è desiderio.
La lettera si può firmare al link: https://www.lasci.cloud/
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