Cgil: “Beko Italia di Comunanza, servono investimenti e tutela dell’occupazione”
Alcuni giorni fa il Sole 24 Ore, in un articolo sull’analisi della situazione delle aree interne in Italia, individua la provincia di Ascoli Piceno al terzo posto tra i territori più colpiti dallo spopolamento, con una variazione di – 13,1% dal 2014 al 2024.
Una parte di territorio che, pur colpito dal sisma del 2016, presenta criticità e fragilità storiche ma anche ricchezze e potenzialità da valorizzare.
Gli interventi sono stati negli anni residuali, non organici e poco incisivi a partire dalla Strategia nazionale per il rilancio delle aree interne (SNAI) e dai fondi del PNRR fino ad arrivare ai pericoli della legge sull’autonomia differenziata che rischia di parcellizzare ancora di più le azioni secondo una logica di campanile.”
Continua Nicolai: ”E’ evidente la mancanza di investimenti a sostegno dei piccoli Comuni e la mancanza di una politica industriale, sia del Governo Meloni che della Giunta Acquaroli,che riducono ricchezza, lavoro e lasciano questo territorio senza futuro. Alle aree interne e alle comunità locali del nostro territorio servono invece politiche di investimento di rilancio che garantiscano lavoro, una maggiore tutela del territorio e servizi legati a istruzione, salute e mobilità evitando dispersioni, azioni provvisorie e sussidi a pioggia.”
La Segretaria Generale della CGIL di Ascoli Piceno spiega le preoccupazioni della CGIL: “E’ in questo contesto già preoccupante che apprendiamo delle notizie allarmanti che arrivano dallo stabilimento di BEKO ITALIA di Comunanza, ex Whirpool. Tutta la nostra Camera del Lavoro si schiera con forza contro qualsiasi ipotesi di chiusura del sito e al fianco della FIOM CGIL Ascoli Piceno in questa battaglia.Il mantenimento del sito produttivo di Comunanza, con tutto il suo indotto e tutte le altre attività collegate del terziario, è di vitale importanza per il futuro delle nostre aree interne.
Per questi territori non c’è ricostruzione post sima che tenga se non si garantisce il mantenimento, se non l’ampliamento, del tessuto produttivo locale.”
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