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Cementificazione, Pellei: “La città con una logica di sviluppo sostenibile”
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prosegue la battaglia del fronte anti cementificazione (tra i promotori al secolo Articolo 1, Lega Ambiente, Comitato Salute e Ambiente nel Piceno, Verdi, Psi). Tema sul piatto il consumo del suolo, su cui il fronte avverso propone la soluzione dei volumi zero per lo sviluppo urbanistico della Riviera.
In particolare all’esame ci sono le due varianti Nidis e Areamare. In base ad esse sarebbe prevista la costruzione di almeno 22 nuovi edifici in zone ad oggi prive di palazzine o villette: l’area Brancadoro (Nidis) e Via Mare-Via del Cacciatore (Areamare).
Il Presidente della commissione urbanistica, Domenico Pellei (Centro Civico Popolare) si trova nella difficile posizione di mediare tra le soluzioni possibili e i sostenitori del volume zero, che predica il consumo di nuovo suolo solo a fronte di un’equivalente abbattimento di metri cubi.
Se le varianti dovessero essere in parte modificate, le asseconderebbe o abbraccia in toto la teoria dei no cemento?
Spiega Pellei: “Si tratta di un argomento non facilmente riducibile alla semplice adesione o meno. Noi siamo contro l’uso dello strumento della variante al piano regolatore per intervenire in modo urbanistico sulla città.
Detto questo, per arrivare al no cemento, il passo è lungo. Perché c’è un piano regolatore, e se è previsto il cemento, dire no cemento significa azzerare il piano regolatore, che non è una cosa semplice. E che soprattutto richiederebbe una alternativa.
Poi va detto che il principio del non consumo di suolo è condivisibile ed è molto in linea con i tempi. Lo sviluppo della comunità deve avvenire secondo logiche di sostenibilità. Sono i dati a dirci che la nostra è la città con maggior concentrazione di abitanti per chilometro quadrato. In linea di principio sposo la causa del non consumo di suolo, ma bisogna trovare gli strumenti, non si può pensare solo di ristrutturare.
La logica dello sviluppo sostenibile va portata avanti con strumenti di pianificazione urbanistica adeguata. E il comune in tal senso ha poco da dire. Infatti, gli strumenti di crescita urbanistica sono definiti dalla Regione, che detiene una linea legislativa di prima generazione, desueta. Considerato che ci saranno le elezioni regionali, sarebbe interessante vedere quali sono gli strumenti che possono mettere in campo i singoli schieramenti.
Posto che cambiare il piano regolatore è farraginoso e complesso, va detto che se qualcuno presenta un progetto per l’Areamare, potrà costruire e il comune non può vietarlo. Io sono contro le varianti, contro gli interventi francobollo. La crescita della città deve essere sostenuta da una visione d’insieme. Basata su interventi di sviluppo equilibrato e sostenibile. E si deve integrare con una logica più ampia, anche di turismo sostenibile. La Riviera è attrattiva per i cittadini e i turisti per il suo equilibrio, se lo perde perde tutto”.
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