CdA del CAAP a Regione: “Danno erariale, oggi bilancio in pareggio”.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Prima la vicepresidente della Regione Marche Anna Casini era su posizioni diametralmente opposte. E un tempo non lontano diceva ‘daremo slancio al centro agroalimentare’. Non mi risulta l’accesso alle fatture della Casini, per cui lei ora possa dare il centro per liquidabile perché in passivo”. L’attacco è dei membri del CdA del CAAP ed è rivolto tutto alla Regione, che vuole mettere in liquidazione il centro .

 

“Perché sarebbe imbarazzante visto che il bilancio è per la prima volta, dopo anni, in pareggio. E non perché abbiamo goduto di condizioni positive, ma perché abbiamo agito nell’interesse del bene della comunità” si difendono il vice presidente Corrado Di Silverio e l’Ad Francesca Perotti. Per il CAAP chiedono a gran voce alla Casini dialogo in un incontro. E di dialogare anche con loro, non solo con una parte del CdA.

La Casini che ha alternato diversi tipi di atteggiamenti sul centro: dall’alienazione, alla liquidazione, passando per la vendita. È dell’11.01.2017 la delibera in cui non procedendo alla liquidazione, ma invitando alla alienazione, disperdeva confusione sulle parole con comunicazioni miste – continua De Silverio.
E si chiede “Quali sono le condizioni diverse che possono portare al salvataggio del CAAP? Decisione tecnica, o politica? C’è o non c’è la volontà politica di salvarlo? Parliamo di valutazione e volontà tecnica o politica?”.
Un breve excursus. Già nel 2012 la Regione ha manifestato l’interesse a uscire dal CAAP ; nel 2017, la proposta di un tavolo del vicesindaco Andrea Assenti non ha poi portato a nulla. Ma un dato emerge. Dal 2012 bilanci sempre in perdita, con i pareri del collegio dei revisori sempre favorevole. Invece oggi è sfavorevole, con le condizioni di un pareggio.
Un problema di comunicazione. “Noi i pareri li abbiamo sempre mandati”. E tante domande: “Tutte queste pressioni venute fuori con la spaccatura di colore politico nella gestione del piano per il risanamento e del successivo sviluppo, non hanno però acceso la luce di condizioni nuove? perché tutta questa pressione, per la legge Madia? A un anno dalla possibilità di liquidazione delle partecipate, da quel 2017 in cui si parlava di vendita e di liquidazione, adesso lo scenario è cambiato” spiega il vicepresidente .
“Come ci muoviamo di fronte alle minacce? Con la consapevolezza che quelli che gestiamo sono beni del territorio: sono certo che ci possono essere altre strade, la liquidazione non è la scelta corretta”.
Un settore che può funzionare e crescere facendo cose semplici, ad esempio diventando il fortino delle eccellenze. Il punto di raccordo dove le eccellenze possono trovare aggregazione, tutele e appoggio per la vendita – dichiara il vicepresidente – pur essendo “i dati dell’ Export riferiti a grandi aziende, del vino, e lontani dalle micro realtà”.
Continua “ci muove l’intento di tutelare i nostri prodotti, le eccellenze piccole e coordinare produzioni e vendita a un prezzo giusto, per evitare che i nostri produttori vengano aggrediti dai grandi compratori”.
L’appello di Di Silverio: “chiedo come vice presidente un incontro in regione perché le soluzioni ci sono e non sono per forza lacrime e sangue. Non ci si può nascondere dietro un tecnicismo: è il primo caso in Italia di liquidazione che farebbe un bel buco nel bilancio degli enti coinvolti. Non siamo burocrati e agiamo perché lo dice una legge, sull’interpretazione della legge ci si può confrontare” dice. “A uno dei problemi principali – quello del deperimento dell merce – si ovvia con la trasformazione e conferendo ai prodotti vecchi un nuovo ciclo di vita. Oggi prevale l’ittico con i padiglioni tutti sistemati”.
Il Collegio di revisori e il CdA: “Scadono lunedì i giorni concessi: proprio lunedì saranno ricevuti i consiglieri comunali. C’è la volontà di far conosce il CAAP che tutela anche molte aziende del cratere. Se per un motivo politico si procedesse alla liquidazione sarebbe dilaniante e imbarazzante” afferma Perotti.
E continua: “Ciò che abbiamo fatto in due anni, risanamento e tutela del patrimonio –  niente è stato venduto o sperperato tra gli immobili – ha permesso  fosse conservato il patrimonio aziendale. Anzi migliorato, con le ditte che hanno apportato migliorie che consentono oggi di dire: non siamo un peso per la comunità, non il classico carrozzone. Infatti stiamo andando in pareggio, saremmo in grado di risollevarci con le nostre forze. Si difende una cosa per il bene pubblico, creiamo sinergia e sviluppo. È necessario che si cambi pagina”.
Lunedì il CdA e a breve l’assemblea dei soci; nel pomeriggio del 16 l’incontro con la delegazione comunale, e la commissione a gennaio in Regione chiesta a gran vice dal consigliere Fabio Urbinati.
E infine la domanda: “Quando la Regione parlava nel 2017 di vendita, ci sono stati due incontri per vendere le quote. Infatti nel giugno 2018 due sono state le richieste di società interessate a acquistare. E  allora perché non c’è stato interesse, come è stata iniziata la trattativa, quali i prezzi?”.
C’è il sospetto fondato di mala gestione precedente che pesa sulla valutazione tecnica. “A breve sentiremo il nostro avvocato: è stato gestito male il bene pubblico” dice Perotti e annuncia un ricorso alla Corte dei Conti. “ In caso di liquidazione si delinea uno scenario apocalittico, con un buco per il bilancio del comune. La liquidazione non è una procedura che dà dei benefit, ha un avvio di procedura molto lungo. Poi nel centro i proprietari sono frazionati nei padiglioni, durerebbe anni e anni. E per la Regione, il comune sambenedettese e i piccoli comuni coinvolti comporterebbe ammanchi non di poco conto in bilancio” spiega ancora l’Ad.
Adesso il pareggio apre a altre strade percorribili. “Vogliamo tentare altre strade , gli investimenti sul polo agricolo piceno della Regione non devono andare sprecati. Capiamo che l’uscita della superstrada è un luogo strategico per anche altro ma dopo tanto abbiamo le condizioni ottimali per fare il balzo e dare la possibilità a 85 aziende e più di 700 operatori di sopravvivere e lavorare bene. Oggi prevale la parte ittica su quella agricola ma la parte ortofrutticola ha margini di miglioramento molto elevati” spiegano.
L’assemblea dei soci con diritto di prelazione in applicazione della normativa è stata già messa in atto, una parte della procedura è stata attivata. “Noi operiamo nella massima correttezza, ma diciamo che il danno erariale eventuale, la tutela e la salvaguardia dei produttori, una gestione in cui costi sono stati ridotti ottimizzando i servizi, valgono la pena di tentare altre strade oltre la liquidazione” dice Perotti.
“Chiediamo al comune di inserirla come partecipata strategica: in fondo il presidente Ceriscioli ci aveva promesso una mano”. Le quote della Regione oggi hanno un valore di 1.900.000 per il 33% del totale, di cui il 97% detenute da enti pubblici.
Print Friendly, PDF & Email

Articolo Precedente

Il prossimo 8 marzo il referendum per il passaggio di Valle Castellana nelle Marche

Articolo Successivo

Primavera: “La minoranza con me. Piunti spunto per parlare di diritti”