Entro gennaio l’avvio clinico della nuova risonanza magnetica dell’ospedale di San Benedetto
Castelli attacca: “Che fine hanno fatto i 20 milioni promessi dalla Regione per i sanitari?”
ASCOLI – “Che fine hanno fatto i 20 milioni di premialità per gli operatori sanitari che Luca Ceriscioli aveva annunciato in pompa magna di voler riconoscere agli “eroi” della pandemia?”. Lo dice Guido Castelli, responsabile nazionale Enti Locali FdI che attacca la Regione.
“Sono passate settimane, si parlava di premi consistenti (di almeno 1000 euro) in favore di quanti, sul fronte ospedaliero, ci hanno protetti dal Covid 19. Ancora tutto tace ma nel frattempo scopriamo che quei 20 milioni non sono frutto del buon cuore di Ceriscioli ma rappresentano, in larga parte, somme contrattualmente dovute agli operatori sanitari.Entriamo nel dettaglio: rispetto al totale ben 11 milioni sono il corrispettivo delle prestazioni aggiuntive legittimante maturate dal personale dipendente. Lo stesso dicasi per altri 6 milioni che provengono da uno stanziamento dello Stato finalizzato a remunerare obbligatoriamente indennità contemplate dal contratto. Insomma: nessun premio elargito per grazia regionale ma diritti legittimi di medici e paramedici. Può sembrare una questione di forma ma non lo è” dice Castelli.
“La politica (Conte docet) la deve smettere di condizionare la vita delle persone pretendendo di qualificare come premio ciò che è, al contrario, doveroso corrispondere agli italiani. A questo si aggiunga come, nel caso di specie e sul piano economico, il famoso premio non avrà la consistenza di cui si vociferava con tanta iattanza. Secondo fonti sindacali non si tratterà di mille euro ma, al netto delle tasse, di poco più di 250 euro. Tanto vale, secondo Ceriscioli, l’abnegazione dei dipendenti del servizio sanitario regionale. Ogni commento è superfluo” dice l’ex sindaco di Ascoli
Da rivedere l’utilizzo improprio del termine “paramedico”, poiché se ci si riferisce al personale sanitario degli infermieri, fisioterapisti e tecnici delle professioni sanitarie, provengono tutti da un percorso universitario non assimilabile e non sovrapponibile a quello del paramedico. Il paramedico è una figura riconosciuta in molti paesi anglofoni come USA, Regno Unito, Canada ecc., ma non presente in Italia con una formazione ed un inquadramento giuridico decisamente differente dai laureati delle professioni sanitarie.